apostasia
apostaṡìa s. f. [dal lat. tardo apostasia, gr. ἀποστασία «defezione», der. di ἀϕίστημι «distaccarsi»]. – 1. Ripudio, rinnegamento della propria religione per seguirne un’altra. In partic., nel diritto canonico cattolico, l’abbandono totale (diverso quindi dall’eresia, che è abbandono parziale) della fede da parte di un battezzato, manifestato esteriormente in modi non equivoci e con la volontà e coscienza di abbandonarla (il passaggio ad altra fede è solo una circostanza aggravante). Con sign. più specifico: a. dalla religione, il mancato ritorno alla casa religiosa, o l’allontanamento illegittimo da essa con animo di non ritornare, di chi abbia professato voti perpetui; a. dall’ordine, la persistenza nell’abbandono della vita ecclesiastica da parte del chierico che abbia ricevuto gli ordini maggiori. 2. estens. Abbandono della propria dottrina, in genere, o anche di un partito, di un dovere morale, e sim. 3. Nell’età bizantina, il reato di tradimento contro l’Impero.