apostrofe
apòstrofe s. f. [dal lat. apostrŏpha, apostrŏphe, gr. ἀποστροϕή, der. di ἀποστρέϕω «volgere altrove»]. – 1. Figura retorica per la quale chi parla interrompe d’un tratto la forma espositiva del suo discorso per rivolgere direttamente la parola a persona, anche assente, a cui non era prima diretta; come quando Dante, descrivendo l’incontro con Nino Visconti (Purg. VIII), dice: «Ver’ me si fece, e io ver’ lui mi fei: Giudice Nin gentil, quanto mi piacque Quando ti vidi non esser tra’ rei! Nullo bel salutar tra noi si tacque; Poi dimandò ...». 2. Parola o frase (d’invocazione, di richiamo, d’invettiva, di offesa) rivolta animatamente a qualcuno, con cui non si era precedentemente in discorso: lo interpellò con un’a. poco piacevole; apostrofi, epiteti, invocazioni accompagnavano il rito (Palazzeschi).