approssimare
v. tr. [dal lat. tardo approximare, der. di proxĭmus «prossimo»] (io appròssimo, ecc.). – 1. Avvicinare, accostare; nell’intr. pron., avvicinarsi: mi parea Che quanto nel cader s’approssimava, Tanto [la luna] crescesse al guardo (Leopardi); anche, nell’uso letter., senza la particella pron.: un suon lontano Discende, approssima, sale (Carducci). Più com. riferito al tempo, all’età: all’approssimarsi della vecchiaia; si approssimava ormai l’estate; o in alcuni usi fig.: approssimarsi al vero. 2. In matematica, a. un ente mediante un altro, sostituire alla considerazione di un ente la considerazione di un altro ente, più semplice a studiarsi e che si discosti «abbastanza poco» dall’ente di partenza; per es., si può approssimare una circonferenza con un poligono di n lati in essa inscritto (quanto maggiore sarà n, tanto migliore sarà l’approssimazione); oppure un breve tratto di curva regolare con la tangente in un suo punto (quanto più il tratto è breve, tanto migliore sarà l’approssimazione). ◆ Part. pass. approssimato, anche come agg. (v. la voce).