arancio2
aràncio2 s. m. [dal pers. nāranǵ, che è prob. dal sanscr. nāgaranja «gusto degli elefanti»]. – 1. Albero della famiglia rutacee (Citrus aurantium), alto fino a 12 m, con foglie ovate, fiori bianchi, frutto globoso del tipo bacca (propriam. chiamato esperidio) con buccia e polpa di colore caratteristico (aranciato). Si distinguono due varietà, a. dolce e a. amaro: il primo, detto anche semplicem. arancio, o melarancio, o portogallo, ha frutto con polpa agrodolce, consumato quasi esclusivam. come frutto fresco, dalla cui buccia si estrae l’olio essenziale di a. dolce (o essenza d’a. o di portogallo), usato in profumeria e nella preparazione dei liquori; il secondo, detto anche a. forte, cedrangolo, cetrangolo, melangolo, con foglie più scure e aromatiche e polpa acido-amara, serve per preparare liquori amari, marmellate, conserve, e dalla sua buccia, più ruvida, si estrae l’olio essenziale di a. amaro o essenza di bigarade, che ha proprietà eupeptiche e stomachiche. Per distillazione dei fiori di entrambe le varietà si estrae un’essenza molto pregiata in profumeria, l’essenza di neroli. Fiori d’a.: simbolo, per il loro candore, della purezza, sono usati nelle acconciature delle spose il giorno delle nozze, per cui l’espressione stessa, fiori d’a., è sinon. frequente di nozze. 2. Nell’uso com., il frutto (più propriam. arancia): uno spicchio d’a.; una spremuta d’arancio. Per buccia d’a., espressione usata in edilizia e medicina, v. buccia. 3. A. cedrato, sinon. di cedro2. ◆ Dim. arancino, con riferimento al frutto (per accezioni partic., v. arancino).