arbitraggio
arbitràggio s. m. [dal fr. arbitrage]. – 1. L’arbitrare; ufficio, incarico e mansioni dell’arbitro o degli arbitri. 2. a. Nel linguaggio giur., l’incarico commesso a una terza persona (arbitratore) chiamata a determinare un elemento del negozio in un rapporto giuridico pacifico; ha funzione di diritto sostanziale e si distingue, perciò, dall’arbitrato, nel quale l’arbitro ha funzioni di diritto processuale. b. Nel linguaggio comm., il giudizio, svolto secondo norme prefissate, che tende a risolvere le controversie sorte tra le parti circa l’esecuzione di un contratto di compravendita; in partic.: a. di qualità, quando il giudizio viene istituito allo scopo di determinare con esattezza la qualità della merce consegnata dal venditore al compratore; a. di appello (o controarbitraggio), quando si tratta di un giudizio arbitrale al quale ricorrono le parti che si ritengono lese da un precedente dolo. 3. Scelta della via migliore, fra più vie possibili, per compiere determinate operazioni di acquisto, vendita, pagamento, riscossione, e il calcolo computistico inteso ad accertare detta convenienza. Anche, il complesso di correlative operazioni di compra e di vendita di merci, titoli o divise estere, fatte sulla stessa piazza o su piazze diverse allo scopo di profittare degli scarti eventuali tra i prezzi.