aria. Finestra di approfondimento
Derivati e composti - Così come per acqua, l’interesse principale di a. è, da un lato, l’elevata quantità di comp., dall’altro il notevole impiego in accezioni ed espressioni metaforiche. Quasi tutti i comp. (a parte i termini militari designanti tipi di missili: acqua-a., a.-acqua, a.-a., a.-terra, terra-a.) appartenenti ai linguaggi speciali, sono formati con il primo elemento lat. aero- (o aeri-): aerenchima, aerifero, aeriforme, aerobico, aerobio, aerobiosi, aerofagia, aerofilo, aerofito, aerofobia, aerofono, aerografo, aerolite, aerologia, aeromoto, aeroplano, aeroscopio, aerosol, aerostato, ecc. Successivamente, come spesso accade (v. anche la scheda acqua), da uno di questi comp. (aeroplano, più comunemente detto aereo) ha preso vita tutta un’altra serie terminologica in cui aero- (o più raram. aereo-) fa riferimento per l’appunto agli aerei: aerobrigata, aerobus, aerocentro, aerocinematografia, aerocisterna, aeroclub, aerodromo, aerofanale, aerofaro, aerofotogeologia, aerofotografia, aerogetto, aerogiro, aerolinea, aeromarittimo, aeromobile, aeromodellismo, aeromotore, aeroporto, aerorazzo, aeroreattore, aerorifornimento, aerosbarco, aeroscalo, aerotraino, aerotreno, aerovia, ecc. Alcuni comp. con aero-, benché siano attestati prima del termine aeroplano (aeronauta, aeronautica, aeronautico, ecc., risalenti al 18° o al 19° sec.), vengono ormai ricondotti, dalla maggior parte dei parlanti, ad aeroplano più che ad a., tanto che taluni dizionari preferiscono considerarli come formati con aero- di «aeroplano» piuttosto che con aero- «aria». Sempre a proposito dei comp. pertinenti all’aeronautica, si consideri anche una serie di termini col primo elemento avio- (da aviazione – a sua volta dal lat. avis «uccello» – sinon. di aeronautica), sinon. di alcuni comp. di aero-: aviocisterna/aerocisterna; aviogetto/aerogetto; aviolinea/aerolinea/linea aerea; aviosbarco/aerosbarco; aviotrasportare/aerotrasportare; aviotrasporto/aerotrasporto/ trasporto aereo. Tra i der. di a. il più comune è senza dubbio l’agg. aereo, che ancora una volta non deriva direttamente dall’ital. a. bensì dal lat. aer. A partire però dall’invenzione dell’aeroplano, la forma aereo si è sdoppiata in due termini del tutto differenti (aereo1 agg. «di aria, che sta in aria, relativo all’aria» e aereo2 sost. «forma abbrev. di aeroplano»), dando luogo anche a curiosi doppioni (talora fraintesi nel linguaggio pop.) tra le espressioni specifiche: linea aerea «rete elettrica sopraelevata che consente il funzionamento di treni, filovie e sim.» e linea aerea «compagnia che organizza il trasporto in aeroplano». Nell’uso com., aereo2 è molto più usato di aereo1.
Usi generici, specifici, idiomatici e metaforici - Il termine a. è spesso usato in luogo di altri sinon. più specifici, quali per es. atmosfera (l’a. di montagna fa bene), clima o temperatura (l’a. è rinfrescata), vento o corrente (che a.: chiudi la finestra!), ambiente, atmosfera in senso fig. (ogni tanto è bene cambiare a.; riconosco l’a. di casa). A volte a. assume un sign. più specifico, per es. in meteorologia («tipo di massa d’aria, con particolare riferimento alla pressione e alla temperatura»): a. artica, intermedia, tropicale, equatoriale. Un uso nato come metaforico e poi presto tecnicizzato è quello musicale di a., dapprima (almeno dal 14° fino al 17° sec.) come «linea melodica, e anche formula o brano musicale (anche solo strumentale)» (con sinon., tra gli altri, armonia, modo e tono) e poi stabilizzatosi nel sign., tuttora valido, di «composizione vocale di forma chiusa, autonoma o inserita in composizioni più ampie come melodrammi, oratori o altro». In quest’ultimo caso a. ha come parziale sinon. romanza, limitato per lo più alla musica vocale (più raram. strumentale) da camera romantica e tardoromantica e, impropriam., alle a. d’opera. Frequente, per lo più nel registro fam., è l’impiego di a. col valore di «alto, su», in numerose locuz. prep. ed espressioni: in a., per a., a gambe all’a., buttare all’a., stare a pancia all’a., ecc. Un altro sign. molto usato di a. è quello di «modo di atteggiarsi», in cui a. ha ora il sign. di atteggiamento (non mi piace affatto la sua a. di sufficienza), ora con aspetto, espressione, sguardo (hai un’a. stanca). Al plur., a. indica «l’atteggiamento di chi si vanta, si autocompiace eccessivamente, con i modi e con le parole». In questo sign. è com. soprattutto l’espressione darsi delle a., ma anche l’esclamaz. quante a.!, detta a proposito di persona molto vanitosa. Tra gli altri sign. di a. si segnala quello espresso dalla locuz. all’a. o all’a. aperta, nel senso di «a cielo scoperto, all’aperto» e contrapp. dunque a al chiuso, all’interno, dentro, dentro casa, internamente e sim., a seconda dei contesti. A. chiusa o aria viziata sono spesso espressioni eufem. per significare che si sente del cattivo odore: c’è a. viziata in questa stanza, apriamo la finestra. Analogamente, dare a. a un abito significa «tenerlo fuori dall’armadio per far passare un odore sgradevole», mentre dare a. a una stanza è talvolta sinon. di aprire la finestra. Con altro valore, talora a. è impiegato quasi come sinon. di niente o nessuno, in espressioni d’uso fam. come parlare all’a. «parlare inutilmente, perché nessuno recepisce quel che viene detto»; nutrirsi d’a. «mangiare pochissimo, quasi niente». Infine a. può significare anche «momento, circostanza favorevole» in espressioni fam. del tipo: non è a.; non tira una buona aria.