arnese
arnése s. m. [dal fr. ant. herneis, harneis, harnais «provviste di viaggio, vettovaglie», poi «armatura», voce di origine germ. (ant. scand. *hernest)]. – 1. ant. a. Armatura o parte di essa: Già spezzato lo scudo e l’elmo infranto, E forato e sanguigno avea l’a. (T. Tasso); arma offensiva o difensiva, strumento di guerra, bardatura del cavallo, ecc. b. Fortezza, baluardo: Peschiera, bello e forte arnese Da fronteggiar Bresciani e Bergamaschi (Dante). 2. Abito, vestimento in genere, e più spec. il modo di vestire: vide passare per lo cammino gente assai nobile secondo l’a. e secondo le persone [cioè: a giudicare dall’abito e dall’aspetto] (Novellino); Renzo in arnese da viaggio, con la sua cintura nascosta sotto il farsetto, e il coltellaccio nel taschino de’ calzoni (Manzoni). Questo sign., ormai ant., si conserva nelle locuz. essere bene o male in arnese, esser vestito bene o male, e per estens., essere in buone o cattive condizioni economiche o di salute; rimettere, rimettersi in arnese, in condizioni migliori. 3. Nell’uso com., nome generico di masserizie, oggetti varî, utensili, strumenti, ecc.: molte robe su per le stanghe, secondo il costume di là, e altri assai belli e ricchi a. vide (Boccaccio); i sacri arnesi Che prima ritrovâr Cerere e Pale (Parini); gli a. del fabbro, del falegname, ecc.; aveva con sé tutti gli a. del mestiere. Anche, qualsiasi oggetto che non si voglia determinare o di cui non sovvenga lì per lì il nome: che fai con questo a.?; dammi quell’arnese. Riferito a persona, è sempre spreg.: non voglio aver a che fare con quell’a.; a. da galera, da forca e sim.; talora scherz.: se tu sentissi ... che cosa ti racconta, questa bambina: che arnese! (Palazzeschi). ◆ Dim. arnesino, arnesùccio, poco com.; pegg. arnesàccio, per lo più riferito a persona: come fate a fidarvi di quell’arnesaccio?