arpia
arpìa s. f. [dal lat. Harpyiae, plur., gr. ῎Αρπυιαι «le rapaci», dal tema di ἁρπάζω «rapire»]. – 1. a. Nome di divinità della mitologia greca, che, in numero diverso, erano variamente concepite da poeti e mitografi: immaginate in origine come donne alate, poi come mostri con testa, busto e braccia di donna, il resto di uccello. b. In senso fig., persona avara e malevola; anche con sign. spreg., donna brutta, cattiva, bisbetica: ha un padrone che è una vera a.; che a. quella donna! 2. In araldica, figura chimerica con volto e petto di donna, orecchie d’orso, corpo, ali, artigli e coda d’avvoltoio. 3. Nome di alcuni animali: a. Grosso uccello rapace della famiglia accipitridi (Harpia harpyia), proprio dell’America Centr. e Merid., che gli Indiani cacciano per impadronirsi delle penne, di cui si fanno ornamenti. b. Nome usato popolarmente per indicare parecchi rapaci (per es., l’avvoltoio degli agnelli, il falco di palude, il falco pescatore, ecc.). c. Genere di pipistrelli della famiglia pteropodidi (lat. scient. Harpyia). d. Nome di alcune farfalle notturne appartenenti al genere Cerura della famiglia dei notodontidi; è comune in Italia l’a. vinula (Cerura vinula), più rara l’a. bifida (Cerura bifida).