arrovesciare
v. tr. [der. di rovesciare] (io arrovèscio, ecc.). – 1. non com. Rovesciare, rivoltare, volgendo sottosopra o mettendo di fuori la parte di dentro: a. un bicchiere, a. un vestito; a. un orlo, disfarlo e rifarlo piegando la stoffa dall’altra parte; arrovesciarsi le maniche, i calzoni, ripiegarne una parte sul braccio o sulla gamba dal di dentro al di fuori. 2. Volgere indietro, lasciar cadere indietro: a. il capo sul cuscino; rifl., buttarsi all’indietro: si arrovesciò sulla poltrona stanchissimo; mi arrovesciai indietro e vidi il soffitto della stanza che si inclinava e scendeva sopra di me (U. Eco). ◆ Part. pass. arrovesciato, anche come agg.: occhi arrovesciati, con i globi volti all’indietro; palpebre arrovesciate; Perpetua, ritta dinanzi a lui, con le mani arrovesciate sui fianchi (Manzoni). Non com., riferito all’espressione del viso, stravolto, alterato, esprimente malumore: mi ricorda peraltro di aver veduto più musi arrovesciati che allegri scendere dalla scaletta (I. Nievo).