arte
s. f. [lat. ars artis]. – 1. a. In senso lato, capacità di agire e di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, e quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati: l’a. del fabbro, del medico, del musicista, ecc. Secondo una distinzione antica: a. meccaniche (o manuali), i mestieri, in quanto richiedono pratica manuale e tendono alla fabbricazione di oggetti utili; a. liberali (o anche ingenue, gentili, lat. artes liberales, in quanto si confanno alla dignità dell’uomo libero), quelle che si esplicano soprattutto con l’intelletto, suddivise nel medioevo (circa dal 9° sec.) in arti del trivio (grammatica, dialettica, retorica) e arti del quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia, musica). Facoltà delle a. (o degli artisti), nell’ordinamento universitario medievale e rinascimentale (dal sec. 13°), la facoltà in cui s’impartiva l’insegnamento delle arti del trivio e del quadrivio. In quanto attività umana, viene distinta e spesso contrapposta alla natura: accrescere con l’a. le bellezze naturali d’un luogo; posizione fortificata dalla natura e dall’a.; dove manca natura arte procura. b. estens. L’attività degli animali, spec. in talune loro forme di organizzazione: l’a. delle api; l’a. delle rondini nel fare il nido, ecc. c. Nell’uso ant., con sign. generico, modo di operare: natura lo suo corso prende Dal divino ’ntelletto e da sua arte; E ... l’arte vostra quella, quanto pote, Segue, come ’l maestro fa ’l discente; Sì che vostr’arte a Dio quasi è nepote (Dante). 2. a. Nell’ambito delle cosiddette teorie del bello o dell’estetica, si tende a dare al termine arte un sign. privilegiato, vario secondo le diverse epoche e i diversi orientamenti critici, per indicare un particolare prodotto culturale, comunem. classificato come pittura, scultura, architettura, musica, poesia, ecc. Nel linguaggio com.: opera d’a.; capolavoro d’a.; a. popolare; a. raffinata; avere sensibilità per l’arte; l’a. per l’a., espressione che risale a V. Cousin (1818), adottata, soprattutto dai poeti della scuola parnassiana in Francia, per designare il principio che l’arte non deve avere altri fini che sé stessa, al di fuori di ogni preoccupazione di carattere morale o utilitaristico. Nell’uso, il termine è più spesso riferito alla pittura, scultura, architettura, cioè alle a. figurative, dette anche a. belle o belle a., a. del disegno, a. del bello visibile (anticam. a. mute), o assol. arte con valore collettivo: critico d’arte; storico dell’a.; intenditore, profano d’arte; amante, amico dell’a.; i maestri dell’a., ecc.; storia dell’a., lo studio storico che ha per oggetto lo svolgimento delle arti figurative, ossia la valutazione estetica delle singole opere e dei singoli maestri, l’identificazione, la classificazione, il succedersi delle varie scuole, la ricostruzione delle singole personalità artistiche e l’apprezzamento storico della loro influenza, l’iconografia, lo sviluppo della tecnica, ecc. Specificando: l’a. del disegno, della pittura, della scultura; a. musiva, del mosaico; a. fittile (ant. a. figulina), che riguarda la lavorazione di vasi e figure in terracotta; l’onor di quell’arte Ch’alluminar chiamata è in Parisi (Dante), cioè l’arte del miniare, la miniatura. Con riguardo alla destinazione, e secondo distinzioni meramente classificatorie o estrinseche: a. sacra, destinata alla creazione o all’abbellimento di oggetti o edifici sacri; a. maggiori, pittura, scultura, architettura; a. minori, oreficeria, ceramica, decorazione, ecc.; a. decorativa, espressione diffusa nel sec. 19°, dopo le esposizioni di oggetti d’arredamento di Londra (1851) e Parigi (1867, 1889), per indicare quelle attività e quei prodotti che, anche rivalutando tecniche artigiane, intendevano conferire validità artistica a oggetti di uso comune (è detta anche a. applicata); a. industriale, espressione (che ricalca quella ingl. industrial art, coniata intorno alla metà del 19° sec.) con la quale sono stati impropriamente definiti oggetti cui si riconosce un valore estetico pur essendo prodotti con sistemi industriali: è stata anche usata come sinon. improprio di a. applicata, rinviando quindi al concetto, oggi superato, di arti minori; a. povera, con due diverse accezioni (v. povero). In senso ampio, istituto d’arte, scuola d’arte, denominazioni di istituti scolastici che hanno lo scopo d’istruire ed esercitare i giovani nel lavoro artistico, fornendoli della cultura e della capacità tecnica necessarie. b. In senso concr., le opere create dall’arte: mostra d’arte dell’800; spec. con riguardo allo stile: a. classica, a. bizantina, a. barocca, a. decadente; o al modo con cui l’artista si esprime: a. originale, a. convenzionale, di maniera, a. semplice, ecc. Anche, il complesso delle qualità proprie di un artista, quali si rivelano attraverso le sue opere caratterizzandole e distinguendole dalle opere di altri artisti: l’a. di Giotto, di Michelangelo, di Picasso, ecc. 3. a. L’attività di chi interpreta, sulla scena (oggi anche in televisione), opere drammatiche o musicali (onde il nome di «artisti» con cui sono comunem. indicati gli attori e i cantanti): Accademia nazionale d’a. drammatica; spettacolo d’a. varia, di varietà; darsi all’a., abbandonare l’a., ritirarsi dall’a.; nome d’a., pseudonimo assunto spesso da artisti del teatro o del cinematografo; in a., locuzione usata per introdurre il nome d'arte. Nel gergo degli attori, andare in a., entrare in una compagnia drammatica; nato in a., figlio d’a., figlio di attori. Nel ’600 e nel ’700, col termine arte s’indicò anche la compagnia stessa dei comici; di qui l’espressione commedia dell’a. (v. commedia), così detta perché rappresentata da attori di professione. b. Per analogia, a. dello schermo, la cinematografia (a. muta, prima dell’invenzione del film sonoro), detta anche settima arte (secondo una definizione del giornalista R. Canudo, il quale nel Manifeste des sept arts del 1923 la chiamò così – in fr. le septième art –, considerandola l’arte plastica in movimento riassuntiva di tutte le arti, che nella sua classificazione sono: musica, poesia, pittura, scultura, architettura, danza). 4. Applicazioni particolari del termine, che si sviluppano dal suo sign. più generico: a. Mestiere, e spec. i mestieri che richiedono ingegno e abilità tecnica: l’a. del fabbro, del calzolaio, dell’ebanista, del decoratore, ecc.: a. bianca (locuz. che va scomparendo dall’uso), quella del fornaio; mettersi a un’a., esercitare un’a.; fu messo all’a. all’età di dodici anni; uomo dell’a., chi l’esercita e ne ha lunga esperienza; essere dell’a., intendersene. Proverbî e modi prov.: fare l’a. di Michelaccio (e spesso si aggiunge, come spiegazione: mangiare, bere e andare a spasso); impara l’a. e mettila da parte, per dire che l’apprendimento di un mestiere, anche se al presente non serve, può essere utile nell’avvenire; chi ha a. ha parte, chi ha esperienza e abilità trova facilmente lavoro; non avere né a. né parte, essere senza lavoro e senza mezzi (espressioni, le due ultime, che forse risalgono al sign. di arte come corporazione; parte poteva quindi significare in origine «partito»). b. Complesso di regole necessarie a condurre una serie di operazioni, a svolgere un’attività artistica, o inerenti a una data disciplina: l’a. del tessere, l’a. del ricamo, l’a. del dipingere, l’a. della recitazione; a. oratoria (o a. del dire, lat. ars dicendi); l’a. della memoria, l’a. del ragionare, ecc.; a. divinatoria, quella degli indovini in genere; a. culinaria, che riguarda la cucina; studiare, apprendere, conoscere, insegnare un’a.; principî, elementi dell’a.; costruito, fatto, eseguito con tutte le regole d’a., a regola d’arte. In partic.: a. militare, quella che consiste nell’applicazione e nell’impiego in casi concreti di guerra, sia terrestre sia navale, delle norme di comportamento e dei mezzi che la scienza della guerra mette a disposizione dei militari; a. mineraria, ramo della tecnica che si occupa dell’estrazione, dai loro giacimenti, dei minerali e delle rocce che interessano le industrie e i commerci; a. nautica, l’arte di condurre e manovrare le navi, a scopi sia militari sia pacifici; a. poetica, precettistica sulla natura e l’ufficio della poesia, sui suoi mezzi e modi espressivi, sulla sua tecnica, ecc., con cui, fino all’età moderna e alla conquista del concetto dell’individualità dell’arte, ogni epoca letteraria ha cercato di fissare o canonizzare le preferenze del gusto (la locuz. è anche usata come titolo di esposizioni di tale precettistica). c. Il modo e i mezzi per fare qualche cosa o raggiungere un determinato scopo, e la capacità di sapersene opportunamente servire: conoscere l’a. di ben vivere, l’a. di piacere, di farsi amare (iron.: conosce l’a. di rendersi antipatico); è espertissimo nell’a. di adulare; è consumato nell’a. di gabbare il prossimo; è maestro nell’a. di fingere; segretamente gli mandò una sua femina la quale ottimamente l’a. sapeva del ruffianesimo (Boccaccio). Quindi anche abilità, destrezza, accorgimento: mostrare grande a. nell’operare; furto commesso con molta arte. Con riferimento all’attività estetica, il termine assume spesso un sign. lievemente negativo, di abilità solo o prevalentemente tecnica, contrapposta all’ispirazione, al gusto: è un quadro in cui si vede troppo l’a.; poema in cui c’è più a. che poesia; così anche nella frase proverbiale la perfezione dell’a. consiste nel nasconder l’a., nel non far vedere cioè lo sforzo compiuto per la realizzazione dell’opera. d. Astuzia, artificio, maneggio scaltro (spec. al plur.): ottenere con male a.; ricorrere ad a. diaboliche; ha messo in opera tutte le sue a. per trarlo nell’inganno; E va pensando con qual a. in prima Il poter de’ Cristiani in parte sceme (T. Tasso); qual arte o qual fatica O qual tanta possanza Valse a spogliarti il manto e l’auree bende? (Leopardi); a. avvocatesche, raggiri, cavilli. Anche al sing., con valore collettivo: non laudo chi vive sempre con simulazione e con arte (Guicciardini). Come locuz. avv., ad arte, con artificio, o apposta, deliberatamente: diffondere ad a. voci calunniose, notizie false. 5. Con accezioni speciali (sempre in riferimento a un complesso di regole scientifico-pratiche): a. magica o a. magiche, a. negromantica, a. alchemica, ant. anche assol. arte, la pratica dell’alchimia o di sortilegi, incantesimi, magie: noi ci abbiamo durata fatica in far l’arte (Boccaccio); sempre nell’alchimia, grande a. (o grande opera, lat. magnum opus) o a. regale, la ricerca della pietra filosofale, la trasmutazione dei metalli per la falsificazione dell’oro, e insieme il processo di reintegrazione dell’uomo nella sua dignità primordiale. 6. Nelle costruzioni civili, in partic. in quelle stradali, ferroviarie, idrauliche, opere d’arte, denominazione comprensiva di tutti i manufatti, e cioè ponti, viadotti, cavalcavia, sottovia, gallerie, dighe di ritenuta, ecc. 7. Storicamente, associazione di artigiani, mercanti o lavoratori in genere che, esercitando un’identica attività economica, si univano per la tutela dei proprî interessi; tali associazioni, esistenti con varî nomi dall’antichità fino alla rivoluzione francese, ebbero particolare importanza politica nel medioevo, e spec. a Firenze nell’età comunale, dov’erano distinte in a. maggiori (sette: dei giudici e notai, dei mercanti di Calimala, dei cambiatori, dei medici e speziali, della lana, della seta, dei pellicciai), e a. minori (inizialmente cinque, divenute poi via via quattordici: dei beccai, dei calzaioli, dei fabbri, dei legnaioli, ecc.).