asfissia
asfissìa s. f. [dal gr. ἀσϕυξία «arresto del polso», comp. di ἀ- priv. e σϕύξις «polso»]. – 1. In medicina, impedimento più o meno grave, talora mortale, della respirazione, che può verificarsi, in forma acuta o cronica, per alterata composizione dell’aria, per accumulo di acido carbonico o di altri gas irrespirabili nel sangue, oppure per impedimento alla meccanica respiratoria (compressione dei polmoni, paralisi del centro respiratorio, ecc.); a. dei neonati, causata per lo più da mancato apporto di ossigeno per varie cause (per es., il distacco prematuro della placenta), e che può presentarsi in due forme: a. livida, caratterizzata da intensa cianosi, e a. pallida, più grave, caratterizzata da pallore diffuso, azione cardiaca impercettibile, mancanza dei riflessi, ecc. 2. In botanica, stato di sofferenza delle radici di una pianta che cresce in terreno asfittico, nel quale cioè la circolazione dell’aria nei pori del terreno difetta o manca per eccessiva quantità di acqua.