asilo
aṡilo s. m. [dal lat. asylum, gr. ἄσυλον (ἱερόν), propr. «(tempio) dove non c’è diritto di cattura (σύλη)»]. – 1. a. Immunità concessa anticamente a chi (schiavo fuggitivo, delinquente, prigioniero di guerra) si rifugiava in luogo sacro (edificio, recinto, bosco o monte consacrato alla divinità) o presso una cosa sacra (altare, statua degli dei, ecc.); costituiva un diritto (diritto d’a.) riconosciuto non solo presso i popoli primitivi, ma anche presso quelli più progrediti, e in seguito accettato anche dalla Chiesa cristiana a favore di coloro che, indiziati per qualche reato o già colpiti da condanna, si fossero rifugiati in una chiesa (a. ecclesiastico, tuttora vigente nel diritto canonico, ma abolito dalle legislazioni civili del sec. 19°). Attualmente, il diritto di asilo si configura come garanzia di inviolabilità accordata a stranieri rifugiati, per motivi politici, in territorio estero o in sedi che godono della extraterritorialità, come ambasciate, ecc. (a. politico). b. Per estens., rifugio, ricovero: dare, cercare, offrire, trovare a. (in un luogo, o presso qualcuno). 2. Edificio destinato a ospitare, temporaneamente o permanentemente, speciali categorie di persone bisognose di ricovero, sorveglianza, o assistenza: a. notturno, per il pernottamento dei senza tetto; a. di mendicità, per l’ospitalità completa, soprattutto ai vecchi; a. per minorenni, per l’assistenza e la tutela della gioventù priva di mezzi. 3. a. A. nido, riservato ai bambini d’età non superiore ai tre anni (v. nido, n. 3). A. infantile o a. d’infanzia, nome che, fino a un passato abbastanza recente, ha indicato la scuola dell’infanzia (v. infanzia, n. 1. b), ancora usato nel linguaggio fam. (più spesso, semplicem. asilo): questo è il grembiulino dell’asilo? b. Asilo-scuola: istituzione medico-pedagogica esistente dalla fine dell’Ottocento al Novecento, con il compito di adattare alla vita sociale le persone con problemi psichici. 4. Luogo che gli uccelli, e la selvaggina in genere, eleggono a dimora preferita e a rifugio.