astratto
agg. [dal lat. abstractus, part. pass. di abstrahĕre «astrarre»]. – 1. a. Di persona, che ha la mente rivolta altrove, profondamente assorta in qualche pensiero: camminava a.; mi sembri a.; meno com. con determinazioni: essere a. dai sensi, dalle cose circostanti. Riferito alla mente stessa: la mente sua era al tutto sciolta e a. dalle cose terrene (Fior. di s. Franc.). b. Ottenuto per astrazione: idee a., concetto a.; oppure, che manca di determinazione, che non ha contatto diretto con la realtà o col mondo sensibile: ragionamento a.; materia a.; arte a., espressione con la quale si indica tutta l’arte moderna non figurativa, sia quella che prescinde («astrae») dalla rappresentazione naturalistica della realtà, deformando e alterando gli elementi essenziali della figura, sia quella che si serve di forme e colori che non hanno relazione con il mondo esterno, completamente libera quindi da ogni riferimento alla rappresentazione della realtà (v. anche informale); scienze a., quelle (come la metafisica, la logica, la matematica, ecc.) che non hanno per oggetto la realtà empirica. Anche s. m. con valore neutro, ciò che è ottenuto per astrazione, in opposizione a concreto: perdersi, vagare (con la mente) nell’a.; come locuz. avv., in a., senza nessuna determinazione: ragionare, discutere in astratto. 2. In grammatica, in opposizione a concreto, detto di sostantivo che indica non un oggetto o un essere, ma una nozione (per es., paura, tristezza, coraggio, ecc.). 3. Separato, staccato, che non è in relazione con qualche cosa: la vera realtà, a. da ogni altra considerazione, è questa; in diritto, negozî a., negozî giuridici nei quali non ha rilevanza lo scopo giuridico-economico che si prefiggono le parti (per es., una promessa di pagamento). ◆ Avv. astrattaménte, in modo astratto: guardava astrattamente nel vuoto; più com., per astrazione, in astratto: ragionare, discutere astrattamente; senza considerare il caso in concreto: giudicando astrattamente, puoi anche avere ragione.