atrio
àtrio s. m. [dal lat. atrium]. – 1. Nella casa romana (e anche in quella paleo-italica), il cortile coperto da cui si accedeva alla stanza principale, caratterizzato da un’apertura nel tetto (compluvio), attraverso la quale l’acqua piovana cadeva in una vasca (impluvio) ricavata nel pavimento sottostante. Nelle basiliche paleocristiane, il cortile a quadriportico antistante la facciata, e anche il porticato semplice che di frequente si addossa alla facciata stessa. Nell’architettura moderna, l’ingresso monumentale in un palazzo o in una villa; anche la sala d’ingresso (ingl. hall) di una villa signorile o di un albergo, il locale di entrata o di sosta di edifici pubblici (come stazioni, scuole, teatri, uffici e sim.). 2. Per estens.: a. In anatomia, cavità del cuore dei vertebrati in cui giunge il sangue refluo delle vene. Nell’uomo, gli atrî (detti anche orecchiette), sono le due cavità in cui è divisa la parte superiore del cuore, completamente separate fra loro dal setto interatriale. b. In zoologia, a. genitale, la tasca comune in cui sboccano i condotti degli organi genitali maschili e femminili di molti vermi platelminti. c. In botanica, a. stomatico, la cavità (detta anche camera epistomatica) che in certe foglie si trova al di sopra dell’apertura stomatica. d. In vulcanologia, zona intermedia tra un cono vulcanico di neoformazione e il bordo del cratere originario entro cui si è formato.