autocondanna
(auto-condanna), s. f. Condanna che ci si infligge da sé. ◆ ammesso che di un lusso si tratti, il lusso dell’opposizione che si esaurisce nello sdegno morale; del tanto peggio tanto meglio; del disinteresse (parente prossimo dell’impotenza) per la piega che prenderà il dopoguerra; dell’indifferenza e della sfiducia nel carattere universale, appunto, di quel complesso di valori, di libertà e di diritti nati e cresciuti in Occidente che vanno sotto il nome di democrazia: questo no, nessuna componente, neanche la più radicale, di una moderna sinistra riformista se lo può consentire, pena l’autocondanna a una sconfitta che nessun movimento, nessuna mobilitazione dell’opinione pubblica, comprese le più nobili, basterebbero da soli ad esorcizzare. (Paolo Franchi, Corriere della sera, 6 aprile 2003, p. 1, Prima pagina) • Niente da stupirsi allora se questa Europa è il fanalino di coda dell’economia mondiale: è un’auto-condanna che si impone da sola. (Adriana Cerretelli, Sole 24 Ore, 27 marzo 2004, p. 3, In primo piano) • Ciò non implica affatto che la scelta tattica e strategica della sinistra che ci stiamo impegnando a costruire debba, ineluttabilmente, essere quella di una sorta di auto-condanna all’opposizione e che tale forza non debba porsi, con intelligenza e serietà, il problema del governo. (Milziade Caprili, Riformista, 29 dicembre 2007, p. 2).
Composto dal confisso auto-1 aggiunto al s. f. condanna.
Già attestato nella Repubblica del 21 settembre 1984, p. 11, Cronaca (Franco Scottoni).