avere2
avére2 v. tr. [lat. habēre] (pres. ho ‹ò› [radd. sint.; ant. àggio], hai ‹ài›, ha ‹a› [radd. sint.]; abbiamo [ant. avémo], avéte, hanno ‹ànno› [ormai disus. le grafie ò, ài, à, ànno]; pass. rem. èbbi, avésti, èbbe, avémmo [raro èbbimo], avéste, èbbero [ant. èbbono]; fut. avrò, avrài, ecc. [ant. averò, averài, ecc.]; condiz. avrèi [ant. averèi e avrìa], avrésti [ant. averésti], avrèbbe [ant. averèbbe e avrìa], ecc.; pres. cong. àbbia [ant. àggia], ecc.; imperat. abbi, abbiate; le altre forme della coniug. sono regolari). – 1. Esprime fondamentalmente l’idea del possesso, in senso proprio e fig., e tanto del possesso in atto quanto del possesso incipiente; significa quindi: a. Possedere, sia cose materiali: a. una casa, molte terre, parecchi soldi, una discreta biblioteca, un abito nuovo (anche assol.: chi più ha più dia; fig. e chi più ne ha più ne metta, a conclusione di un’enumerazione, con valore di «eccetera, e così via»); sia doti fisiche: a. una bella voce, una robusta costituzione, uno stomaco di ferro; sia qualità morali o intellettuali: a. molte virtù, un bell’ingegno; a. poco spirito; a. giudizio; a. poca memoria; sia altre cose astratte: abbiamo finalmente le prove della sua colpevolezza; a. una lunga esperienza. Indica indirettamente possesso anche quando l’oggetto, consistente nel nome di un parente, di una parte del corpo, di un indumento, è determinato da un complemento predicativo, come nelle frasi: ho il babbo malato; hai i capelli arruffati; aveva le scarpe rotte; a. la vista buona, il naso lungo, gli occhi azzurri, la giacca scucita (che significano «il mio babbo è malato», «i tuoi capelli sono arruffati», «le sue scarpe erano rotte», ecc.); e anche in frasi del tipo: a. i figli a letto con l’influenza; a. la mano fasciata; a. le camicie in tintoria, e sim. b. estens. Tenere: indovina che cosa ho in mano; portare addosso: a. un nastro intorno al collo, il cappello sulle ventitré; contenere: la città ha mezzo milione di abitanti; comprendere, essere formato di: l’appartamento ha sei vani. c. Entrare in possesso: ha avuto finalmente la sua parte di eredità; acquistare: ho avuto il libro per pochi soldi; percepire, riscuotere: ha uno stipendio di duemila euro al mese; non abbiamo ancora avuto gli arretrati; ricavare da una vendita: ho venduto il terreno e ne ho avuto poco più di diecimila euro. d. Conseguire, ottenere: ha avuto un buon posto, una promozione; ricevere: a. notizie da casa; a. delle seccature; a. lode o biasimo; ho avuto oggi l’assegno; ha avuto anche lui la sua, cioè la punizione che si meritava, o, con altro sign., ha patito un grave danno, è stato duramente colpito dal destino. 2. Con valore più o meno vicino a quello fondamentale, indica il rapporto particolare che vi è fra il soggetto e altre persone o cose. a. Fra persone, per esprimere relazioni di parentela: a. moglie; a. tre figli; non a. parenti; di amicizia e sim.: a. un amico in Sicilia; a. uno come compagno; di soggezione: a. molti sudditi; a. due camerieri, tre impiegati, venti operai alle proprie dipendenze; a. un buon maestro, a. un nuovo direttore. b. Fra il soggetto e le cose, gli avvenimenti; in tal caso il verbo indica l’interesse che il soggetto ha per la cosa o l’avvenimento: avremo forse un buon governo; quando avrai gli esami?; abbiamo avuto una stagione rigida. c. Seguito dagli avv. sopra, sotto, accanto, avanti, dietro, ecc., esprime rapporto di spazio: a. accanto un uomo antipatico; a. sotto una ridente vallata; avevo di fronte la stazione ferroviaria. 3. a. Sentire, provare, riferito a moti dell’animo: a. pietà, compassione, ribrezzo; a. fede, a. qualche speranza, ecc.; ho piacere che tu sia venuto; avevo il desiderio di uscire; ebbi voglia di trattarlo male; o a sensazioni fisiche: a. fame, sete, freddo, sonno; e in genere per denotare un modo di essere, una condizione: a. bisogno, a. paura, a. pensieri, non a. pace. b. Soffrire, patire, essere affetto da: a. una brutta malattia, a. la febbre, il mal di testa, la bronchite, un tic nervoso, un complesso d’inferiorità; o, al contrario, godere: a. buona salute, avremo finalmente un po’ di tranquillità. 4. Con accezioni e usi ancor più particolari, di sign. intuitivo: a. dieci, quindici anni di anzianità in un servizio; ha ancora poche ore di vita, gli rimangono ecc.; ha avuto sette anni di reclusione, è stato condannato a, ecc.; a. gente a pranzo. 5. a. In molte locuz., spec. quando è unito al sost. con le prep. a, in, non ha sign. proprio, ma lo acquista dal sost. stesso. Con complemento diretto: a. fortuna, sfortuna, essere fortunato, sfortunato; a. coraggio, essere coraggioso, a. timore, temere, a. colpa, esser colpevole, a. male, esser malato o sentir dolore; a. ragione, a. torto, ecc.; aver luogo, svolgersi, farsi: la cerimonia ebbe luogo nella piazza del municipio, lo spettacolo non avrà più luogo; a. parte in qualche cosa, parteciparvi, esservi interessato; a. sembiante, a. apparenza, sembrare; a. l’obbligo, essere obbligato; a. valore, valere; a. importanza, importare, contare. Con la prep. a: a. a mente, ricordare, a. a grado, gradire, a. a cuore una cosa, occuparsene con premura, esserne sollecito, a. a schifo, sentire ribrezzo. Con la prep. in: a. in animo, pensar di fare, a. in onore, onorare, a. in pregio, pregiare, a. in odio, odiare. b. Locuzioni con agg.: a. caro uno, essergli affezionato; a. cara una cosa, prenderla a cuore; a. a vile, disprezzare. c. A. per, considerare, ritenere: a. uno per saggio, per galantuomo; tutti lo hanno per bugiardo; a. per certo, ritenere come cosa sicura. d. A. del ..., con più accezioni: è un giovane che ha del buono, che ha delle buone qualità; ha del tonto, ha l’aria di essere tonto; i signori ... han tutti un po’ del matto (Manzoni), hanno in sé un po’ di pazzia; anche assomigliare, ricordare in qualche particolare: mio fratello ha parecchio del nonno. e. Locuzioni con verbi: avere a, essere per, rischiare di: temo che abbia a essere una delusione; anche con valore puramente fraseologico: ebbe ad ammalarsi per il dolore (si ammalò ecc.); come equivalente di «dovere»: ebbe a rimangiarsi l’offesa; se la cosa avesse a decidersi a ciarle, lei ci metterebbe in sacco (Manzoni); con sign. analoghi, avere da: ho da scrivere, avevo da lavorare, ho altro da fare; questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai (Manzoni); aver da avere, essere creditore; anche per indicare azione futura: ha ancora da nascere chi lo superi in astuzia; hanno da passare molti anni ancora; ma: non a. da mangiare, da vivere, non avere di che mangiare, di che vivere. 6. a. Locuz. particolari: a. le lune, essere di umor nero; a. un diavolo per capello, essere nervoso, irritabile; a. qualche cosa per la testa, avere delle preoccupazioni; a. le mani in pasta, avere ingerenza in qualche affare; a. l’occhio a una cosa, badarci, attenderci; a. sullo stomaco qualcuno, non poterlo soffrire; a. piena l’anima, le tasche di qualcuno o di qualche cosa, e con altra costruzione averne fino al collo, fin sopra i capelli, fin sopra gli occhi, esserne stufo; a. dalla sua qualcuno, goderne il favore, la protezione, averlo favorevole; aver bene o ben avere (v. benavere). Altre locuz. si possono trovare sotto i singoli sostantivi. b. Con compl. oggetto la indeterminato: averla vinta, spuntare in un impegno, riuscir vittorioso; averla, avercela con uno, provare antipatia, rancore verso di lui, o più semplicem. essere irritato con lui, aver motivo di essere scontento (con sign. affine, anche senza la, in frasi come: che cos’hai con me o contro di me?; non ho proprio nulla contro di lui); con chi ce l’hai?, con chi te la prendi, contro chi stai protestando?; aversela a male (o aversene a male), risentirsi, ritenersi offeso. c. A. o averci (a) che fare con qualcuno, avere relazioni, interessi comuni, o anche contendere, vedersela: avrà che fare con me; lui non ci ha che fare (o che vedere) in tutto questo, sono cose che non lo riguardano affatto; a. che dire con qualcuno, litigare, questionare; non a. che fare (o che vedere, che dire) con qualche cosa, essere molto diverso, inferiore o superiore: il tuo lavoro, il tuo abito, non ha che fare col mio. 7. Nel sign. generale del verbo, e anche in alcune accezioni particolari, è assai com. nel linguaggio fam., nella lingua parlata e, sempre più frequentemente, in scritti giornalistici o narrativi che riproducono le forme del parlato, l’uso di avere con la particella ci in funzione puramente rafforzativa ed espressiva, al di fuori dunque dei casi in cui la particella equivale, magari con uso pleonastico, a «di ciò, in ciò, con ciò» (come nelle frasi ci ho gusto; ci avrei proprio piacere; che colpa ci ho io?; «che cos’hai in tasca?» «non ci ho nulla»; e nelle espressioni già considerate averci che fare, avercela con qualcuno). Nella pronuncia, quando le voci del verbo avere sono precedute da ci, la ci si elide perdendo la vocale, fondendosi strettamente col verbo così da formare quasi un’unica parola: è gente che ci ha ‹pron. ča› quattrini; ci hai cinque euro da prestarmi? (e seguito da altra particella pron., spesso pleonastica: ce li hai, o ce l’hai, cinque euro da prestarmi?; non ce l’ho, o non ce n’ho, proprio); non ci ho un minuto di tempo; ci hai una brutta cera oggi; ci ho un gran mal di testa; se ci avesse voglia, potrebbe farlo; ci ho in mente qualcosa che fa proprio al caso nostro; ci ho da fare ora. Come si vede, questo suono del parlato è difficile da rendere nella lingua scritta ma non ne mancano esempî anche negli scrittori del passato: era tutto d’un pezzo, come diceva il marchese, e non ci avevo grazia (F. De Sanctis). 8. intr., letter. V’ha, v’hanno, c’è, ci sono: non v’ha motivo di arrabbiarsi; v’hanno alcuni che la pensano diversamente; anticam., con lo stesso valore, anche averci o il semplice avere: Con tutto ch’ella volge undici miglia, E men d’un mezzo di traverso non ci ha (Dante); in questo mondo non ha creatura Sì piena di bieltà né di piacere (G. Cavalcanti); nelle parti di Grecia ebbe un signore che portava corona di re (Novellino); Egli ci ha tante stelle ... Ma sola ha questa luna in ciel (Leopardi). 9. È ausiliare nella formazione dei tempi composti di tutti i verbi transitivi attivi e nella maggior parte di quelli intransitivi. ◆ Part. pres. avènte, spec. usato nelle locuz. del linguaggio giur. avente causa (v.), avente diritto.