avere² v. tr. [lat. habēre] (pres. ho /ɔ/ [radd. sint.; ant. àggio], hai, ha [radd. sint.]; abbiamo [ant. avémo], avéte, hanno [ormai rarissime le grafie ò, ài, à, ànno]; pass. rem. èbbi, avésti, èbbe, avémmo [non com. èbbimo], avéste, èbbero [ant. èbbono]; fut. avrò, avrài, ecc. [ant. averò, averài, ecc.]; condiz. avrèi [ant. averèi e avrìa], avrésti [ant. averésti], avrèbbe [ant. averèbbe e avrìa], ecc.; pres. cong. àbbia [ant. àggia], ecc.; imperat. abbi, abbiate; le altre forme della coniug. sono regolari). - 1. [essere in possesso di qualcosa, anche fig. e nella forma fam. averci: a. una casa; a. giudizio; ma che colpa ci ho io?] ≈ detenere, fruire (di), possedere, tenere. ↔ mancare (di). ● Espressioni: fig., avere (a) che dire (con qualcuno) → □; fig., avere (o averci) (a) che fare → □; avere a mente [possedere chiaro nella memoria: a. a mente il da farsi] ≈ rammentare, ricordare, tenere presente. ↔ dimenticare, (lett.) obliare, scordare; volg., avere culo → □; avere cura (di qualcosa o qualcuno) → □; avere importanza → □; avere la pelle d'oca ≈ rabbrividire, raccapricciare, raggelare; fig., avere luogo → □; avere parte [con la prep. in: a. parte in un progetto] ≈ partecipare (a), prendere parte (a); lett., avere per certo [spec. seguita da prop. oggettiva esplicita: a. per certo che un fatto non si verificherà] ≈ sapere (per certo). ↓ intuire, percepire. ↔ ignorare; avere per le mani → □; avere presente → □; averla vinta [prevalere su qualcuno, spec. senza averne diritto] ≈ (fam.) farcela, riuscire, (fam.) spuntarla, vincere. ↑ trionfare. ≈ perdere. 2. [tenere indosso: a. un nastro al collo] ≈ indossare, portare, [una calzatura] calzare. 3. [racchiudere in sé, seguito da una quantità numerica: l'appartamento ha sei vani] ≈ annoverare, comprendere, contare, contenere, includere, [se la quantità numerica è notevole] vantare. 4. a. [arrivare a possedere qualcosa: a. un premio] ≈ conseguire, guadagnare, ottenere, prendere, ricevere, [uno stipendio e sim.] percepire, [una somma in denaro: a. 10.000 euro dalla vendita di un'automobile] ricavare, [una somma in denaro, un emolumento e sim.: a. la paga ogni mese] riscuotere. b. [entrare in possesso di qualcosa mediante acquisto, seguito dall'indicazione del prezzo pagato: a. un mobile per poco] ≈ acquistare, comprare. ↔ ‖ *vendere. 5. a. [essere posseduto da una sensazione, da un moto dell'animo e sim.: a. pietà, desiderio, fame] ≈ nutrire, provare, sentire, sperimentare. ● Espressioni: avere a cuore → □; lett., avere a grado ≈ apprezzare, gradire, piacere (mi piace l'opera lirica). ↑ adorare, amare. ↔ disdegnare, disinteressarsi (di), (pop.) fregarsene (di), (fam.) infischiarsene (di). ↑ (lett.) avere a schifo, avere in odio, detestare, disprezzare, odiare; lett., avere a schifo ≈ detestare, schifare. ↔ apprezzare, (lett.) avere a grado, gradire, piacere (gli piace stare in compagnia); avere in animo [con la prep. di, seguito da prop. oggettiva implicita: a. in animo di partire] ≈ intendere (ø), pensare, proporsi; lett., avere in odio ≈ detestare, disprezzare, odiare. ↓ disdegnare. ↔ adorare, amare. ↓ apprezzare, avere a grado, gradire; avere sentore (di qualcosa) [avere la sensazione: a. sentore di un inganno] ≈ intuire (ø), presagire (ø), presentire (ø), sospettare (ø); fam., aversela (o aversene) a male → □. b. [rimanere vittima di un incidente, di una malattia e sim.: a. un brutto infortunio] ≈ patire, soffrire, sopportare, subire. 6. (lett.) [avere una certa considerazione di qualcuno o di qualcosa, con la prep. per del compl. predicativo: a. uno per saggio] ≈ considerare, credere, giudicare, ritenere. □ avere (a) che dire (con qualcuno) [esprimere vivacemente il proprio dissenso] ≈ altercare, battibeccare, discutere, disputare, litigare, questionare. □ avere (o averci) (a) che fare 1. [avere relazione con qualcuno o qualcosa, con la prep. con o assol.: che cosa ha a che fare con tutto ciò?] ≈ entrarci. 2. [dover affrontare qualcuno o qualcosa, spec. in espressioni al futuro, con la prep. con: avrà a che fare con me!] ≈ scontrarsi, vedersela. □ avere a cuore [dare importanza a una persona o una cosa: a. a cuore un amico, una situazione delicata] ≈ curarsi (di), occuparsi (di), prendersi cura (di), tenere (a). □ avere culo ≈ avere fortuna (o la fortuna dalla propria parte). ↔ avere il destino contro. □ avere cura (di qualcosa o qualcuno) [prestare le proprie cure: a. cura di un malato, della casa] ≈ accudire (ø), badare (a), curarsi, darsi cura, occuparsi, prendersi cura [di persona] assistere (ø), [di un ambiente e sim.] tenere (a). ↔ disinteressarsi, ignorare (ø), trascurare (ø). □ avere importanza ≈ contare, importare, pesare, valere. □ avere luogo 1. [di fatto, evento e sim., svolgersi in un certo periodo] ≈ accadere, avvenire, capitare, succedere, verificarsi. 2. [di incontro, manifestazione e sim., che si sia svolto in un certo luogo: la cerimonia ebbe luogo nella piazza] ≈ effettuarsi, svolgersi, tenersi. □ avere per le mani [spec. riferito a un affare e sim., stare negoziando: a. per le mani una transazione miliardaria] ≈ occuparsi (di), trattare. □ avere presente [avere chiaro, impresso nella mente e sim.] ≈ conoscere, rammentare, ricordare, sapere. ↔ ignorare. □ aversela (o aversene) a male [ritenersi offeso] ≈ offendersi, (fam.) prendersela (a male), risentirsi. [⍈ ESSERE]
avere. Finestra di approfondimento
Il senso del possesso - Tra i verbi più frequenti e generici in ital., a. ha numerosi sign., oltre all’uso come ausiliare. Il sign. principale è quello di «essere in possesso di qualcosa». In questo caso a. è l’unico verbo non marcato rispetto ai sinon., che sono tutti o più formali, o burocr., oppure region., com’è il caso di tenere: tiene cinque figli (a meno che non sia inteso come «avere o stringere in mano»: tiene in braccio il bambino = ha in braccio il bambino). Possedere e detenere accentuano l’idea del possesso, il primo riferito soprattutto a beni materiali, il secondo anche a successo, potere e sim.: chi vive contento di quello che possiede, a mio parere non merita essere riputato avaro (L. B. Alberti); detiene il primato dei cento metri. Molto più ricercato è fruire (di: egli avrebbe potuto fruire di un prezzo ben più vantaggioso [I. Svevo]) e, sim., disporre (di: dispone di un notevole patrimonio). Anche essere può fungere da sinon. di avere nel cosiddetto dativo di possesso (d’uso ant. e lett.): a me non è la forma di Adone né le ricchezze di Mida (G. Boccaccio).
Averci - Nel registro fam. è frequentissimo da sempre, in tutti i sign., l’uso della forma pron. averci (ci ho fame; ci abbiamo voglia di uscire, sempre pronunciati con elisione della i di ci), che talora è, di fatto, l’unica forma possibile, per es. nelle risposte in cui compaia un pron.: hai una maglietta da prestarmi? - No, non ce l’ho. Benché diffusissimo nella lingua parlata, averci non è frequente nella lingua scritta, anche a causa dell’incerta grafia. Si incontra infatti, ad es., tanto c’ho quanto ci ho, ma nessuna delle due soluzioni è completamente convincente: il primo tipo rende conto della pronuncia senza i, ma potrebbe, proprio per questo, ingenerare l’equivoco di una pronuncia /kɔ/; il secondo tipo induce a pronunciare la i che, invece, è solo diacritica (come in ciò).
Avere sensazioni - Nel caso di alcune sensazioni (a. freddo, caldo, male), a. ha come sinon. sentire: sento freddo ai piedi. Più ricercati sono avvertire e provare: provo un certo fastidio agli occhi. Nutrire è sinon. di a. soltanto in alcune espressioni: nutrire la speranza, il desiderio, il sospetto, e poche altre. Sperimentare è adatto soltanto in determinati contesti che accentuino l’idea di una certa straordinarietà della sensazione: scalando quella montagna da solo, per la prima volta ho sperimentato la vera paura. Nel caso di a. fame o sete, invece, non si danno sinon. se non frasali e più intensi: essere affamato, assetato; oppure più attenuati: avvertire (avverto una certa sete). Sinon. di a. voglia o a. il desiderio sono invece volere o desiderare e similmente si dica di altre espressioni, per lo più pertinenti a stati d’animo, costruite con un sost. che ha la stessa radice del verbo eventualmente usato come sinon. dell’intera espressione, peraltro solitamente più fam. del verbo stesso: a. il rimpianto = rimpiangere; a. il sospetto = sospettare; a. intenzione = intendere; a. la speranza = sperare; a. timore (o, più com., paura) = temere; e ancora: a. importanza = importare; a. parte = partecipare; a. valore = valere. Così come per a. fame o sete, è notevole il fatto che, pur di valore così generico, il verbo a. in molti contesti sia privo di sinon.; per es. quando si parla di età: quanti anni hai? - Ho trent’anni; oppure in casi come a. ragione, torto, fretta. Talora i sinon. sono anch’essi fraseologici (costruiti per lo più col verbo essere e un agg. corradicale del sost. che accompagna a.): a. coraggio = essere coraggioso; a. fortuna = essere fortunato; a. da fare = essere indaffarato o impegnato. In tutti questi casi il verbo a., proprio in quanto generico e finalizzato soltanto a sostenere dei complementi ogg., è detto verbo supporto.
Avere addosso e contare - A. significa spesso «tenere indosso», riferito per lo più a vestiti e scarpe (ma anche talora alla capigliatura: ha i capelli a caschetto). In questo caso ha come sinon. perfettamente equivalente portare: porta i capelli a spazzola; porta la pelliccia. Indossare è sinon. più formale se ci si riferisce a vestiti, calzare se ci si riferisce a scarpe. Se è seguito da una quantità numerica, a. ha vari sinon., tutti più formali e adatti per lo più per i grandi numeri: annoverare e contare (quel grattacielo conta 70 piani) oppure comprendere, contenere e includere, se ci si riferisce a entità suddivise in più parti (il libro comprende 17 capitoli). Vantare presuppone una ragguardevole quantità: l’azienda vanta un fatturato annuo di un milione di euro.
Avere con fatica - Anche nel sign. di «arrivare a possedere qualcosa», si contano numerosi sinon. di a.: conseguire è adatto per premi e riconoscimenti: ha conseguito una laurea honoris causa; a. conseguito gran fama e gran vittorie (N. Machiavelli). Analogam. prendere e ricevere: ha preso l’Oscar per il miglior film. Di sign. più intenso è conquistare, che suggerisce l’idea della competizione o dello sforzo: con fatica ha conquistato il primo posto. Anche guadagnare (e guadagnarsi) rimanda a una conquista: è riuscito a guadagnarsi la stima di tutti. Ottenere ha un impiego più ampio: ha ottenuto un buon risultato all’esame; ho ottenuto un appuntamento col presidente; otterrà quel che desidera. Più specifici sono percepire (per stipendi e sim.: come si fa ad offrirle un salario inferiore di quello che percepisce? [I. Svevo]); ricavare (per soldi ottenuti per lo più da una vendita: andava mentalmente facendo i conti di quel che si sarebbe potuto ricavare a vendere tutta quella roba [E. De Marchi]) e riscuotere (sempre riferito a guadagno, anche fig.: il re mandò a lui uno de’ suoi officiali per riscuotere il tributo [G. B. Ramusio]; ha riscosso un notevole successo). Sempre connessi col denaro sono acquistare e comprare, sinon. di a. soltanto nei contesti in cui si specifichi il prezzo pagato: siamo riusciti ad acquistare (o a.) quell’appartamento per soli 100.000 euro.