avorio
avòrio s. m. [lat. ebŏreus, agg. di ebur ebŏris «avorio»]. – 1. a. Tipo di tessuto osseo, che costituisce le zanne dell’elefante, del tricheco, dell’ippopotamo, ecc., di color bianco caratteristico che ingiallisce col tempo, usato – per la sua durezza e elasticità – come materiale da scultura e da intarsio, e per la fabbricazione di tasti di pianoforte, palle da biliardo, ecc.; a. fossile, quello delle zanne dei mammut o dei mastodonti. Nero di a., polvere finissima ottenuta per calcinazione di ritagli e raschiature di avorio, usata come colorante o per levigare. b. Al plur., avorî, oggetti d’arte in avorio: una collezione di a. cinesi. 2. Nei denti dell’uomo e degli altri mammiferi, sinon. di dentina. 3. Nel linguaggio com. il termine è usato per distinguere un particolare tono di bianco, il bianco a., ed è assunto spesso come termine di similitudine: ha i denti d’a., bianchi come l’a., cioè bianchissimi. Nel linguaggio poet. è simbolo del candore della pelle: mani, collo, seno d’a.; Candido leggiadretto e caro guanto, Che copria netto a. e fresche rose (Petrarca); Di terso a. era la fronte lieta (Ariosto). Per l’espressione fig. torre d’a., v. torre. 4. A. vegetale: sostanza simile all’avorio di origine animale, ricavata dai semi di varie palme della zona tropicale, usata spec. per bottoni. 5. Carta avorio: tipo di cartoncino ricoperto con colla e gesso. 6. Punto avorio: tipo di trina, sinon. di puncetto.