avverbio
avvèrbio s. m. [dal lat. adverbium, comp. di ad- «accanto a» e verbum «parola, verbo»]. – Parte invariabile del discorso che determina il verbo (per es., dorme saporitamente) e anche l’aggettivo o un altro avverbio (molto buono, troppo duramente).
Grammatica. – In italiano, come in altre lingue, a seconda della funzione che compiono, gli avverbî si distinguono in: avverbî di modo e maniera (bene, male, volentieri, velocemente, ginocchioni, ecc.); avverbî di luogo (qui, là, dove, fuori, sotto, ecc., e tra questi vanno anche ricordate le particelle avverbiali atone ci e vi «in questo luogo, in quel luogo, in ciò», e ne «da quel luogo, da ciò»); avverbî di tempo (prima, poi, ora, subito, sempre, mai, ecc.); avverbî di quantità (poco, molto, più, meno, tanto, solamente, ecc.); avverbî di affermazione (sì, certo, sicuro, davvero); avverbî di negazione (no, non); avverbî di dubbio (forse, probabilmente). Per quanto riguarda la formazione, gli avverbî di maniera (e alcuni anche di altre categorie) sono in genere formati con l’aggiunta, al femminile di un aggettivo qualificativo, del suffisso -mente (che è in origine l’ablativo del lat. mens, quindi propr. chiaramente «con mente chiara», fortemente «con animo forte»); alcuni poi si formano con altri suffissi (per es., penzoloni, ginocchioni, ecc.), o derivano da locuzioni avverbiali (per es., adagio, da ad e agio); altri infine hanno formazione autonoma (per es., bene, male, volentieri, ecc.). Un certo numero di avverbî sono propriam. aggettivi che hanno assunto stabilmente funzione avverbiale (per es., lontano, vicino, piano, sicuro, spesso) o che sono usati occasionalmente con tale funzione (andare o lavorare forte; vero, giusto come risposte asseverative, ecc.). Come gli aggettivi qualificativi, la maggior parte degli avverbî hanno il grado comparativo e il superlativo (spesso, più o meno spesso, spessissimo; bene, meglio, ottimamente, ecc.), mentre solo pochi hanno forme alterate (bene-benino-benone; male-maluccio-malaccio; poco-pochino-pochettino; ecc.). Funzione analoga all’avverbio ha la locuzione avverbiale (v. locuzione).