avvicinare
v. tr. [der. di vicino]. – 1. Mettere, collocare vicino o più vicino: a. la sedia al tavolo; a. il giornale agli occhi; a. il bicchiere alle labbra o le labbra al bicchiere (più com. accostare); a. due oggetti, accostarli, metterli l’uno vicino all’altro: a. due tavolini; a. le sedie; a. due ritratti, per confrontarli. Con sign. particolare (e valore intr.), a. una persona, andarle vicino per parlarle, per entrare in rapporti con lei: avvicinò un passante per chiedere un’informazione; nessuno ha il coraggio di avvicinarlo; anche, più genericam., iniziare un rapporto o avere rapporti, trattare con una persona: è molto riservato ed è difficile per un estraneo avvicinarlo; non avvicino certa gente!; con altro uso fig. (e con valore attivo), a. due persone (o gruppi di persone), far che intercorrano fra esse rapporti amichevoli: quest’odio che mai non avvicina Il popolo lombardo all’alemanno (Giusti). Spesso con il senso di trarre a sé, mettere più vicino a sé: se non ci vedi, avvicina il lume. Riferito al tempo, approssimare, anticipare: a. un termine, una data fissata. 2. rifl. o intr. pron. a. Andare vicino, farsi più vicino: avvicinarsi alla stufa, alla finestra, ecc.; gli si avvicinò un mendicante; fig.: avvicinarsi a una fede, a una dottrina; avvicinarsi a Dio. Talora, venir vicino (alla persona che parla o di cui si parla): avvicìnati!; sentì avvicinarsi dei passi. b. Accorciare la distanza che separa da un limite di luogo o di tempo: ti stai avvicinando, ti sei avvicinato, quando uno è prossimo a indovinare, a capire qualche cosa; avvicinarsi ai cinquanta o alla cinquantina, con riferimento all’età; Quanto più m’avicino al giorno extremo (Petrarca). Riferito al tempo stesso, farsi più prossimo: s’avvicina l’estate, il Natale, il giorno fissato per la partenza. c. In qualche caso, esser vicino: Domandal tu che più li t’avvicini (Dante). Più spesso in senso fig., assomigliarsi, esser simile: leggerezza che s’avvicina all’incoscienza; il ritratto non è perfetto ma si avvicina abbastanza all’originale.