avvilire
v. tr. [der. di vile] (io avvilisco, tu avvilisci, ecc.). – 1. Rendere vile, spregevole, abbassare moralmente: non c’è cosa che più avvilisca l’uomo quanto la bugia (Settembrini); nessuna arte onesta, per povera che sia, avvilisce (Tommaseo); tentare di a. qualcuno nell’opinione altrui; a. la propria anima, il proprio ingegno con un’azione indegna, con l’adulazione, ecc.; anche, togliere valore o autorità: avvilì sì l’uficio de’ priori, che non osavano fare niuna cosa (G. Villani). Intr. pron., rendersi vile, perdere il prestigio o l’autorità, abbassarsi: si è avvilito agli occhi di molti con la sua pessima condotta. 2. Umiliare, mortificare: a. con un rimprovero, con un rifiuto, col proprio disprezzo; o scoraggiare, sfiduciare: la coscienza della propria inferiorità lo avviliva. Intr. pron., perdersi d’animo, scoraggiarsi: si avvilì molto per quella bocciatura agli esami; l’avvilirsi nelle sciagure non è da uomo né da cristiano (Pellico). 3. ant. Deprezzare una merce, abbassarne il prezzo (cfr. svilire, rinvilire). ◆ Part. pres. avvilènte (raro avviliènte), anche come agg., che avvilisce, che umilia: lo tormentava con parole avvilenti; era obbligato ai più avvilenti lavori. ◆ Part. pass. avvilito, anche come agg., mortificato, scoraggiato, abbattuto: sentirsi, rimanere avvilito; aveva l’animo avvilito per tutte quelle contrarietà.