balestra
balèstra s. f. [lat. tardo bal(l)ĭstra, dal lat. class. bal(l)ĭsta, der. del gr. βάλλω «scagliare»; v. balista]. – 1. Arma nota da tempi assai antichi, rimasta in uso fino all’adozione delle armi da fuoco: è costituita da un arco fissato a un fusto di legno, munito di dispositivo con cui fermare la corda, quando è tesa, al fusto e farla scattare al momento opportuno, per lanciare frecce, dardi, e anche pietre; era detta manesca se di piccole dimensioni, da posta se di dimensioni più grandi. Tra i vari tipi: b. a crocco o a gancio, la cui corda era tirata da un gancio tenuto al polso dal balestriere; b. a mano e staffa, che aveva una staffa nella quale il balestriere poneva il piede per tendere la corda; b. a ruota d’ingranaggio, il cui armamento avveniva per mezzo di una ruota dentata che, ingranando in una cremagliera, tendeva la corda; b. pistola, arma a triplice uso, cioè da lancio di freccia, da fuoco e da punta, perché munita di un lungo spuntone. Ancora in uso la locuz. a un tiro di balestra, per indicare approssimativamente una distanza. 2. Elemento delle sospensioni dei veicoli stradali e ferrotranviarî, consistente in una molla (perciò detta anche molla a b.) del tipo a flessione, costituita da una o più lamine rettangolari (foglie), di lunghezza decrescente, disposte a pacchetto, strette da staffe al centro e, generalmente, in altre due zone. 3. Sistema di leve e paranchi, impiegato negli scali di costruzione delle navi, per aiutarne l’avviamento al principio del varo. 4. In tipografia, «vantaggio» per lavori di grandi dimensioni in cui la tavola è scorrevole tra i listelli; è utilizzato particolarmente per far scivolare sopra un tavolo o nel piano di una macchina da stampa la composizione. 5. Pesce balestra: altro nome del pesce martello. ◆ Dim. balestrino m. (v.); accr. balestróne m. (v.); v. anche balestruccio1 e balestruccio2.