ballare
v. intr. [lat. tardo ballare, prob. dal gr. italiota βαλλίζω «tripudiare, ballare»] (aus. avere). – 1. Compiere passi e movimenti secondo determinati ritmi musicali: b. bene, male, a tempo, fuori tempo; andare a b.; sapere, non saper b.; b. come un orso, in modo goffo, senza grazia; anche trans.: b. un tango, un valzer, il rock and roll, ecc. Modi fig.: ora si balla!, ci siamo, stiamo freschi, e sim.; b. dalla gioia, dalla contentezza, esultare; prov., quando manca la gatta (o quando la gatta non è in paese) i topi ballano, quando sono assenti i superiori, i dipendenti fanno il loro comodo. 2. estens. a. Non star fermo, agitarsi: si mise a b. per l’impazienza; ballava sulla seggiola. Fam., far b. qualcuno, dominarlo con la propria autorità, obbligarlo ad agire, a lavorare, a comportarsi in un determinato modo, senza che possa protestare o ribellarsi: è un direttore che fa b. i proprî dipendenti; se fosse qui tuo padre, vedresti come ti farebbe b.!; nel linguaggio sport., l’espressione è usata per indicare la condizione di superiorità di uno dei partecipanti a una gara (individuale o a squadre) di fronte a un avversario di classe inferiore che è costretto a subirne l’iniziativa. b. Di cose, tentennare, tremare, traballare: questo tavolino balla perché ha una gamba più corta; la casa ballava come se ci fosse il terremoto; di nave o di aeromobile, oscillare per il rollìo o il beccheggio (riferito anche, come soggetto, ai passeggeri: abbiamo ballato molto durante la traversata); far b., agitare, sbattere insieme: fece b. i soldi nella mano; fig., far b. i quattrini, spenderli. Di abiti che stiano troppo larghi: i vestiti, le scarpe gli ballano addosso; anche riferito alla persona: si vedevano quelle povere braccia ballar nelle maniche (Manzoni). In tipografia, di composizione non serrata a dovere, in cui perciò i caratteri sono più alti e più bassi.