baltico
bàltico agg. (pl. m. -ci). – Aggettivo coniato nel sec. 11° da Adamo di Brema (dal nome di un’isola settentrionale nominata da Plinio il Vecchio sotto la forma Baltia) come designazione del mare anche oggi così chiamato, che si stende tra la Scandinavia e la parte nord-ovest dell’Europa continentale; fu poi adoperato, con notevole varietà, per designare sia tutti sia alcuni dei popoli o terre o stati rivieraschi, e loro caratteristiche. In partic.: lingue b., ramo autonomo della famiglia linguistica indoeuropea, in stretta affinità con le lingue slave, rappresentato attualmente dal lituano e dal lettone; ne faceva parte anche l’antico prussiano, estintosi nel sec. 17°. Province b.: anteriormente al 1918, la regione comprendente i tre governatorati russi di Curlandia, Livonia e Estonia; corrisponde ora alle repubbliche di Estonia e Lettonia. Razza b., in antropologia fisica, razza umana del gruppo europoide (detta anche europea orientale), che costituisce buona parte della popolazione finnica e rappresenta l’elemento dominante fra i Russi, Polacchi, Boemi, Slovacchi, ecc.; è caratterizzata da corporatura di tipo brevilineo, cranio brachicefalo, faccia larga e angolosa, naso corto e concavo, capelli biondi e lisci, occhi grigi o celesti. Scudo b. (o scandinavo, o anche baltico-scandinavo): grande massiccio costituito da terreni prevalentemente cristallini dell’era arcaica, che si estende nella penisola finnica e nella metà orientale della penisola scandinava.