bando
(ant. banno) s. m. [dal got. bandwō «segno»; lat. mediev. bandum e bannum]. – 1. a. Annuncio pubblico, in origine gridato dal banditore, oggi notificato con avviso a stampa: b. di concorso; b. d’asta; b. d’arruolamento; fig., il novissimo b. (Dante), la chiamata al giudizio universale. b. Ordine dell’autorità: b. militare, atto avente valore di legge, emanato dall’autorità militare durante lo stato di guerra o in situazioni ad esso equiparate; b. di vendita, ordinanza del giudice che nel procedimento di esecuzione forzata fissa la vendita delle cose pignorate. c. L’avviso stesso, il manifesto contenente l’annuncio o l’ordine: leggere il b.; affiggere un bando. 2. Intimazione di una condanna, proscrizione, e più comunem. la pena dell’esilio (soprattutto con riferimento ai secoli passati): porre, mettere, mandare in b.; mettere al b.; andare in b.; rompere il b., trasgredire all’ordine di esilio rientrando nel territorio precluso; ant., dare b. di ribelle, come pena per la ribellione, dare b. delle forche, con minaccia di questa pena in caso d’inosservanza. Per estens., mettere al b., allontanare, espellere da una comunità: individui messi al b. della società. Anche fig., proibire, mettere via: mettere al b. gli stupefacenti, i giochi d’azzardo, ecc.; mettere in b. gli scrupoli, metterli da parte; b. alla tristezza!, b. alle chiacchiere!, b. ai complimenti!, ecc. 3. ant. a. Dichiarazione giudiziale di contumacia con pubblico invito, rivolto al contumace, a costituirsi. b. Pena, in senso ampio; in partic., pena pecuniaria che nel medioevo era imposta a chi violasse i bandi e in genere gli ordini d’un sovrano o dei suoi rappresentanti o di altre pubbliche autorità. 4. Nel linguaggio di marina (in questo senso, dalla locuz. del fr. ant. a bandon «alla mercé»: cfr. abbandonare), si dice che un cavo è in bando quando è allentato e sciolto; mollare o lasciare un cavo in b., abbandonarlo completamente; fig., lasciare o mollare in b. qualcosa, abbandonare un oggetto dove e come si trova, o sospendere un lavoro senza più curarsene (v. anche imbando).