baracconata
s. f. (iron. spreg.) Fenomeno, evento da baraccone. ◆ Chi si accinge a godersi allegramente una baracconata, si ritrova spaesato in un intellettualistico padiglione della «Biennale». Nella ridda di immagini scatenate, traboccanti di fantasia visiva, vengono meno l’interesse dell’intrigo e la simpatia dei personaggi. Assente, insomma, un qualsiasi stimolo di coinvolgimento. (Tullio Kezich, Corriere della sera, 29 agosto 2003, p. 36, Visto/Letto/Ascoltato) • «Fragile» - Regia di Jaume Blaguerò. Interpreti: Calista Flockart, Richard Roxburgh, Elena Anaya. Horror. Spagna, 2006. [...] Può un horror risolversi in una prassi fastidiosa per i sensi o deve magari avere qualche marcia in più? Ad esempio l’originalità o qualche chiave di lettura metaforica che riscatta la baracconata? (Anton Giulio Mancino, Gazzetta del Mezzogiorno, 9 febbraio 2006, p. 29, Spettacoli) • «Ciascuno di noi vive il suo tempo, è bene attrezzarsi. Detto questo, sogno da sempre un gay pride in abiti normali, da ufficio. Darebbe al movimento omosessuale una forza immensa, invece le baracconate e le provocazioni fanno andare indietro di decenni le loro giuste rivendicazioni civili» [Barbara Palombelli intervistata da Camillo Langone]. (Giornale, 5 agosto 2007, p. 1, Prima pagina).
Derivato dal s. m. baraccone con l’aggiunta del suffisso -ata1.
Già attestato nella Repubblica dell’11 novembre 1984, p. 19, Spettacoli (Tullio Kezich).