barbonismo domestico
loc. s.le m. Forma di esclusione e isolamento sociale che caratterizza l’esistenza di chi vive da barbone dentro la propria abitazione. ♦ Già, perché i "nuovi poveri", così li chiamano i volontari, sono persone assolutamente normali: sono madri e padri di famiglia, ragazzi che sono andati via di casa, anziani abbandonati dai propri figli, ragazze sole in attesa di un bambino. Persone che s' incontrano tutti i giorni per strada. C'è anche qualche extracomunitario, ma ormai sono in minoranza. «Tra di loro - racconta F., il volontario-capo della struttura - c' è anche chi ha un lavoro ma, a fine mese, è costretto a dare tutto lo stipendio alle finanziarie con le quali si è indebitato. C'è chi invece il lavoro non ce l'ha e chi, ancora, è stato salvato dal barbonismo domestico. (Daniele Semeraro, Repubblica, 23 settembre 2006, Bari, p. 5) • Trascorrono le giornate sepolti tra scarti e rifiuti. Si vestono di stracci, non si lavano per mesi spesso anche per anni. Dormono in mezzo ai topi e agli escrementi animali. Senza mezzi termini: barboni. Ma è sbagliato definirli senza dimora perché loro un tetto ce l’hanno. Hanno una casa, qualcuno abita in appartamenti prestigiosi o in villette con giardino. Luoghi potenzialmente accoglienti, oggi trasformati in baracche, sudicie e sporche almeno quanto la strada. È qui che gli accumulatori consumano la propria ossessione: conservano spazzatura, oggetti e animali, conducendo tra quattro mura una vita da clochard. Non se ne parla molto ma il barbonismo domestico è più diffuso di quanto si pensi, soprattutto nella nostra città: Cotrad, una delle cooperative sociali che si occupa del fenomeno, ha contato su Roma 67 casi in meno di un anno, 40 segnalati, 27 già agganciati. (Flavia Scicchitano, Corriere della sera.it, 2 marzo 2015, Roma) • I casi di anziani, non necessariamente poveri, morti in solitudine (e di solitudine) sono in continua crescita in Italia e sono riconducibili al fenomeno indicato dagli operatori sociali col nome di “barbonismo domestico”, concentrato nei centri delle città e spinto dai mutamenti sociali e degli stili di vita. Vi sono coinvolti – a quanto risulta da alcuni studi condotti a Roma – individui per lo più anziani, soli, (più donne che uomini), bersagliati dalla vita, prigionieri della depressione, senza legami parentali forti, talora con disagi mentali e isolati dal contesto sociale che li circonda. (Elena della Bronda, Nuova Sardegna.it, 2 ottobre 2016, Sassari) • "Finalmente siamo riusciti a mettere insieme tutti i soggetti coinvolti in questa delicata operazione - afferma l'assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari -. Sono circa 15 anni che i residenti denunciano questo caso di barbonismo domestico. Siamo intervenuti con la massima attenzione e ringrazio gli operatori che hanno permesso di scoprire e mettere in sicurezza la casa: Polizia locale, Servizi veterinari della Asl RM2, Dipartimento Ambiente, Guardie Zoofile e Ama". (Ansa.it, 12 dicembre 2017, Lazio) • Partiamo da cosa sta dietro a quella definizione data di “barbonismo domestico”. Una riflessione più approfondita sul “mondo vissuto” che emerge accostando questi due termini, almeno da quello che appare dai primi mesi di lavoro, è di un “mondo vissuto” alla stregua della mostruosità di una istituzione totale. I cancelli, le chiavi, le porte chiuse, letti spesso vissuti come spazi di contenzione, finestre sbarrate. Ma quello che angoscia più di ogni altra cosa è l’assenza: non c’è nessuno, un isolamento totale. Le persone che abitano questi spazi è come se fossero, ognuna di loro, un internato, invisibile al mondo. Nella casa una quantità enorme di cose, di oggetti, di rifiuti, come se ognuna di queste cose potesse parlare, affrontare un dialogo, riempire una solitudine. Accumulare, conservare, tenere accanto a sé. (Massimo Pasqua, Caritas Roma.it, 11 maggio 2018, Editoriali).
Composto dal s. m. barbonismo e dall’agg. domestico.