bastardo
agg. [dal fr. ant. bastard (mod. bâtard), voce di origine incerta]. – 1. Termine generico per indicare un ibrido fra due razze, spec. di animali o di piante; frequente anche come s. m. (f. -a). 2. a. Che ha nascita illegittima: un figlio b., una figlia b.; più frequente come sost.: è un b., una bastarda. Con questo sign. è in genere spreg., e spesso adoperato come ingiuria. b. Per estens., spurio, non schietto: parole, locuzioni b.; o degenere, corrotto: tempi b.; discendenti bastardi. 3. Nelle arti e nei mestieri, è riferito ad arnesi, strumenti, ecc. che si discostano dalla forma o dalla grandezza comune o tipica: lima b., o a taglio b., con rigatura media tra fitta e rada; caratteri b., in tipografia, che non sono delle serie classiche; arma b. (anche bastarda s. f.), a canna molto corta rispetto al calibro; viola b. (o bastarda s. f.), strumento musicale appartenente alla famiglia delle viole da gamba, di dimensioni intermedie tra il basso di viola e la viola tenore; letto b., a un posto e mezzo. 4. In marina: a. Vela b., vela latina più grande che si adoperava sulle galee, dove alla medesima antenna si inferivano vele di diversa grandezza a seconda della forza del vento. b. Galea b., galea larga, di forme e di dimensioni maggiori, quasi una galeazza. c. Nelle tonnare, si chiama bastarda (s. f.) una grossa barca munita di argano per sollevare le reti; e bastardo (s. m.) la camera di rete che precede la cosiddetta camera di ponente, adiacente alla camera della morte. 5. Salsa b., salsa per asparagi, fatta con burro, rosso d’uovo, farina, acqua calda e succo di limone. 6. Scrittura b., tipo di scrittura corsiva usata in Francia (sec. 15° e 16°) nei testi in volgare e in documenti, derivata dalla gotica corsiva, con influenza della cancelleresca italiana; le lettere sono lievemente inclinate, di tratto grosso, con le aste discendenti appuntite. ◆ Dim. bastardèllo, bastardino; dim. e spreg. bastardùccio; accr. e spreg. bastardóne (per accezioni partic., v. la voce); pegg. bastardàccio. ◆ Avv. bastardaménte, non com. e solo nelle accezioni estens. e fig., cioè in modo spurio, non schietto: parlare, scrivere bastardamente una lingua.