bestemmiare
v. tr. e intr. [lat. tardo blasphēmare (dal gr. βλασϕημέω), lat. volg. blastemare, per incrocio con bestia; v. anche blasfemo e biasimare] (io bestémmio, ecc.; come intr., aus. avere). – 1. Oltraggiare con bestemmie, offendere la divinità o le cose sacre con parole di odio e di spregio spesso triviali: b. Iddio, la Madonna, i santi. Con uso intr., dire bestemmie, proferire una bestemmia: non l’ho mai sentito b.; anche a denotare l’abitudine, il vizio: l’uomo civile non bestemmia; b. come un turco, come un carrettiere, gravemente e con frequenza. 2. estens. Imprecare contro persona o cosa, maledire, ingiuriare con parole villane: Bestemmiavano Dio e lor parenti, L’umana spezie e ’l loco e ’l tempo e ’l seme Di lor semenza e di lor nascimenti (Dante); Rinuccio, dolente e bestemmiando la sua sventura ... (Boccaccio). Con uso intr., prorompere in imprecazioni, in parole d’impazienza, di rabbia: non mi far b.!; mi farebbe b. con la sua testardaggine; con altro senso, pronunciare frasi o esprimere giudizî erronei, sballati, contrarî alla realtà o al buon senso: proprio tu vieni a parlarmi di lealtà! ti prego, non bestemmiare! 3. fig. Recare offesa, vituperare, bistrattare: bestemmia la verità chi afferma questo; bestemmiano l’arte e predicano la natura (Leopardi); b. una lingua, parlarla poco e male.