bifobia
s. f. Avversione ossessiva per i bisessuali e la bisessualità. ◆ «Molti adolescenti preferiscono dirsi bisex fino al primo rapporto sessuale, e questo denota apertura. Parecchi di loro diventeranno adulti capaci di vivere dimensioni autonome. Certo, possono subentrare difficoltà nel costruire un rapporto, una coppia deve sapersi rinegoziare passando oltre l’affermazione del singolo. E il terapeuta può incontrare malesseri che rimandano a una bifobia interiorizzata, quella che fa dire “come mi comporterò coi miei figli”?» [Alessandro Taurino, ricercatore di psicologia clinica presso l’Università di Bari] (Elisabetta Muritti, Dweb Repubblica.it, 3 giugno 2014, Amore&Sesso) • C’è un problema, però: «I bisex stanno antipatici quasi a tutti, tanto da far parlare di bifobia», spiega Paolo Valerio: «I gay rivendicano la vita di coppia, chiedono di sposarsi e adottare bambini. I trans affrontano dolorose operazioni per diventare uomini o donne e avere un altro nome sulla carta di identità: invece di intervenire sulla società per farsi accettare, intervengono sul corpo. In un mondo che vuole tutto bianco o nero, i bisex rappresentano le zone grigie, o meglio ancora, arcobaleno. Vanno dove li porta il desiderio, non accettano etichette e questo spaventa. (Rosellina Salemi, Espresso.it, 20 agosto 2014, Attualità).
Composto dal s. m. e f. inv. bi ('bisessuale'), con l'aggiunta del confisso -fobia.
Già attestato nel saggio di Vittoria M. Borella Volti familiari vite nascoste: comprendere e accettare un figlio omosessuale. Guida per i genitori, FrancoAngeli, 2001, p. 99.