biscardismo
s. m. (iron.) Modo di impostare e condurre un programma televisivo proprio di Aldo Biscardi, o che a lui si richiama. ◆ Il trionfante biscardismo (ma gli imitatori son peggio) ha inquinato l’ambiente: troppi processi, troppi capri espiatori, troppo divismo, troppa fretta. Tanto da indurre non pochi calciatori stranieri ad andarsene o scegliere Paesi dove il calcio non subisce pressioni esasperate. Chi vince è bravo, chi perde ha sbagliato. Ma lo sport non dovrebbe essere così cinico e arido: conta il valore, conta come ti batti. E sul risultato influiscono fattori casuali (incidenti, arbitri, sfortuna) di cui si deve serenamente tener conto. (Giorgio Tosatti, Corriere della sera, 17 luglio 2002, p. 39, Sport) • L’assoluta, solare inutilità di un programma siffatto [«Calcio in piazza»] porta a domandarsi a chi sia invece utile. Per non parlare dell’alone di biscardismo che si estendeva sul pregevole prodotto. E questo è davvero imperdonabile. (Antonio Dipollina, Repubblica, 12 luglio 2004, p. 41, Sport) • Venticinque anni di biscardismo - e di biscardate - non si cancellano in un colpo e chissà se ogni televisione ha il calcio che si merita. (Nanni Delbecchi, Messaggero, 19 giugno 2006, p. 28, Sport).
Derivato dal nome proprio (Aldo) Biscardi con l’aggiunta del suffisso -ismo.
Già attestato nel Corriere della sera del 17 agosto 1992, p. 17 (Aldo Grasso).