bollire
v. intr. [lat. bŭllire, der. di bŭlla «bolla1»] (io bóllo, ecc.; aus. avere). – 1. a. Entrare in ebollizione, detto di liquidi che, portati a una determinata temperatura, sviluppano nella loro massa numerose bolle di vapore che salgono tumultuosamente alla superficie e vi si aprono: al livello del mare l’acqua bolle a 100 °C; far b. il latte. Nel linguaggio corrente, anche di vivande messe a cuocere nell’acqua: i fagioli bollono; e, per metonimia, del recipiente: la pentola bolle; la caldaia bolliva. b. estens. Fermentare, del mosto nei tini. 2. Usi fig.: a. Patire gran caldo: si bolle in questa stanza. b. Essere in agitazione, ardere, fremere di un sentimento violento ma represso: b. d’ira, di sdegno, d’impazienza; tacevo, ma dentro di me bollivo. c. Di sentimenti e d’altre cose, agitarsi, fervere, cercare o trovare sfogo: in questa mente oh quanti Mi bollono pensieri! (Parini); Né ciò tutto quetava ancor la bile Che mi bollìa nel cor (V. Monti); Già più d’una volta c’è occorso di far menzione della guerra che allora bolliva, per la successione agli stati del duca Vincenzo Gonzaga (Manzoni). Locuzioni: conoscere quello che bolle in pentola, ciò che si sta preparando più o meno segretamente; il sangue gli bolle nelle vene, di chi è preso da una violenta passione, o di persona impetuosa, di carattere impulsivo, violento. 3. tr. Con valore causativo, far bollire un liquido, far cuocere una vivanda in acqua bollente: b. il brodo, il lesso, la minestra; b. il latte, per sterilizzarlo. ◆ Part. pres. bollènte, anche come agg. (v. la voce). ◆ Part. pass. bollito, anche come agg.: acqua bollita, vino bollito; manzo bollito, lessato; per l’uso come s. m., v. bollito n. 1.