bolo
bòlo s. m. [dal lat. tardo bolus, gr. βῶλος f. «zolla, cumulo»]. – 1. a. In fisiologia, il cibo che, essendo stato triturato dai movimenti masticatori e intriso di saliva, è pronto per la deglutizione (b. alimentare). Per analogia, b. masticatorio, boccone di sostanza varia (tabacco, gomma, ecc.), che si mastica senza deglutire. b. In zoologia e nel linguaggio venatorio, massa, di forma sferica o ovale e più o meno compatta, di materiali non digeriti (peli, penne, ossa) che si accumulano nello stomaco di uccelli per lo più rapaci da cui vengono successivamente rigurgitati; il reperimento e l’esame di queste masse (indicate anche con il nome di borra) consente tra l’altro di conoscere le consuetudini alimentari delle varie specie di rapaci. 2. Confezione farmaceutica (oggi limitata quasi esclusivam. all’uso veterinario) simile alla pillola, da cui si distingue per le maggiori dimensioni: è formato di una pasta di consistenza tenera per permetterne la facile deglutizione e talora è ricoperto da uno strato di gelatina; come eccipiente si usa per lo più miele. 3. B. isterico, disturbo nevrotico consistente nella sensazione di corpo estraneo al livello della faringe. 4. Minerale argilloso, miscela naturale di halloysite e ossido di ferro, detto anche bolo d’Armenia o bolo armeno (bolarmeno, bolarmenico); di colore rossastro, untuoso al tatto, viene usato come strato adesivo per applicare la doratura su oggetti non metallici (legno, fondi di dipinti su tavola o su tela, ecc.).