bucare
v. tr. e intr. [der. di buco2] (io buco, tu buchi, ecc.). – 1. tr. Forare, facendo uno o più buchi: b. una tavola, una lamiera, un foglio; b. gli orecchi, per infilarvi gli orecchini; b. una gomma, di bicicletta, di auto, ecc., per accidente (anche assol.: ho bucato a pochi passi da casa); b. i biglietti, di ferrovia e sim., farvi il foro di controllo. Fig., nel gioco del calcio, b. la palla, fallire il pallone nel tentativo di colpirlo di piede, spec. in un tiro al volo; fig., b. il video, lo schermo, imporsi all’attenzione dei telespettatori, detto di personaggio di spettacolo molto efficace in televisione, capace di far presa sul pubblico; per estens., nel giornalismo, b. una notizia, mancare la pubblicazione di una notizia di un certo rilievo. Al rifl., bucarsi (ma anche nella forma attiva, assol., bucare), nel gergo dei consumatori di stupefacenti, farsi un’iniezione di droga, o anche avere l’abitudine di iniettarsi la droga: è uno che si buca. 2. tr. Pungere: l’ortica buca; una barba che buca; rifl., mi son bucato con l’ago. 3. intr. (aus. avere), fig., non com. Penetrare, aprirsi il passo: b. nella folla; b. in una casa, in un ufficio, in un impiego, riuscire a esservi ammesso; nella corsa, bucare, passare avanti a tutti. Fig.: ha certi occhi che bucano, che penetrano profondamente, che frugano nell’anima. ◆ Part. pass. bucato, anche come agg. (v. bucato1).