bulgaro
bùlgaro agg. e s. m. [dal lat. tardo Bulgărus]. – 1. a. (f. -a) Della Repubblica di Bulgaria (bulg. Bălgarija), stato dell’Europa sud-orient.; abitante o nativo della Bulgaria. b. s. m. La lingua slava parlata dai Bulgari, caratterizzata dalla perdita della declinazione, dall’uso dell’articolo posposto al sostantivo e dall’abbandono dell’infinito. Si chiama inoltre bulgaro-turco, o protobulgaro, una lingua turca, estinta dall’11° secolo, parlata dagli invasori bulgari stanziatisi intorno al 7° sec. nel territorio corrispondente pressappoco all’odierna Bulgaria. 2. agg., fig. Nel linguaggio politico e giornalistico, con allusione al carattere particolarmente rigido e dittatoriale assunto in Bulgaria dal comunismo stalinista nella seconda metà del sec. 20°, autoritario, rigidamente dittatoriale o repressivo, oppure (in espressioni quali elezione, votazione b., e sim.) guidato o imposto dittatorialmente. 3. agg. In medicina, cura b., locuz. con cui era indicato in passato il trattamento terapeutico del parkinsonismo postencefalitico mediante somministrazione di decotto di radici di belladonna; così detta perché usata empiricamente nella medicina popolare bulgara. 4. Cuoio b., o bulgaro s. m., cuoio pregiato di vacchetta o vitellone, di colore rosso, conciato con scorza di betulla e di salice che gli conferisce un odore aromatico e durevole (sinon. cuoio russo): una valigia di cuoio b.; le gambe stivalate di bulgaro divergevano ai due lati per dare la massima solidità possibile ad una persona che pareva dovesse crollare ad ogni buffo di vento (I. Nievo).