buona pratica
loc. s.le f. Azione, prassi diligente e efficace, che tiene conto di criteri e conoscenze consolidati da una consuetudine virtuosa. ◆ A rimettere un po’ d’ordine è intervenuta ora la Finaziaria, che rivede il sistema di calcolo dei medicinali, fissando quale media quella tra i prezzi di tutti i 15 paesi europei e ponendo a base di riferimento i tassi di cambio ufficiali. Mentre, per quanto riguarda la sperimentazione, si profila all’orizzonte una direttiva comunitaria che dovrebbe trasformare in legge le cosiddette norme di «buona pratica». (Repubblica, 19 gennaio 1998, Affari & Finanza, p. 6) • A palazzo Marino c’è chi pensa che la promozione potrebbe avvenire anche affidando tutto a un unico concessionario, magari a una società immobiliare che poi distribuisca i singoli spazi. «Mah... Non ne so nulla. Da parte mia resto convinto che quella della Fondazione sia un’opportunità funzionale allo sviluppo della Galleria e della città. E poi la Galleria non è un condominio». I vantaggi? «Attraverso la fondazione si potrebbe cominciare concretamente a pensare a un manager di quartiere che, per altre realtà - Brera per esempio - abbiamo già proposto. Un governo coordinato della Galleria può essere davvero una buona pratica» [Carlo Sangalli intervistato da Rita Querzè]. (Corriere della sera, 9 dicembre 2007, p. 6, Primo piano) • Se in tutta Italia si arrivasse al 40% di raccolta differenziata previsto dalla legge, il dramma di Napoli avrebbe ben altri contorni. […] Le buone pratiche (autocompostaggio, detersivi alla spina, lotta allo spreco nelle mense scolastiche, nel Centro Agroalimentare, nell’invenduto dei centri commerciali) finora non hanno invertito la tendenza. (Antonio Saitta, Stampa, 26 gennaio 2008, p. 51, Cronaca di Torino).
Composto dall’agg. buono e dal s. f. pratica, ricalcando l’espressione ingl. good practice.
Già attestato nella Stampa del 31 maggio 1992, p. 27, Agricoltura (Gino Covarelli).
V. anche best practice, migliore pratica.