buono. Finestra di approfondimento
In senso morale - Estesissima è l’area semantica di b. (più ristretta quella di cattivo), che abbraccia la sfera del gusto, della morale, dell’utilità, della bravura, ecc. Il sign. principale è connesso con la morale e designa, nel modo più generale, una persona (o una situazione, un’azione e altro) tendente al bene. Se si parla di bambini (ai quali b. e cattivo spesso si riferiscono), b. ha come sinon. calmo, docile, obbediente, quieto, tranquillo, ma anche bravo ed educato: fai il bravo!; che bambino educato! I contr. più comuni saranno capriccioso (non mi parlare come a una bimba capricciosa [G. D’Annunzio]), cattivo (ma in senso decisamente attenuato sul piano morale, rispetto a un adulto cattivo, e col sign. di «che fa i capricci»: via, non essere cattivo!), disobbediente, indocile, irrequieto, ma anche maleducato e, eufem., vivace. Calmo, docile, tranquillo e indocile s’addicono anche ad animali (quel cane è molto docile), per i quali si dispone inoltre di mansueto e di feroce, come sinon., rispettivam., di b. e di cattivo. B. riferito ad animale ha però anche il significato di «robusto, di buona razza»: ci vuole un buon cavallo per vincere la corsa.
Chi (o ciò che) fa del bene, si comporta bene è per lo più caritatevole (se fa del bene agli altri), misericordioso e umano (se ha compassione degli altri), virtuoso (per lo più se ha doti di bontà particolarmente spiccate, o anche se è molto religioso, in contrapp. a vizioso: un virtuoso proposito finisce col trasmutare in fortezza anche la pusillanimità [I. Nievo]). A un livello forse più attenuato (ma anche di registro più formale) sono benevolente, benevolo e benigno (in genere, chi è bendisposto verso il prossimo: trovò invece il Direttore molto benigno e amorevole [L. Pirandello]). Ben rappresentata, in questo caso, anche la serie dei contrari. Dal generico cattivo ai più intensi disumano e spietato (che non esita a fare violenza agli altri o, semplicemente, che non ha compassione degli altri: la signora Rinaldi era spietata per i corteggiatori eleganti [G. Verga]), empio (spec. se è irrispettoso di norme collettive morali e religiose), malefico, maligno, malvagio, perfido (se, anche senza essere violento, comunque fa soffrire gli altri), perverso (che prova piacere nell’altrui sofferenza: a un re perverso / gastigo va, fuor che il nemico brando? [V. Alfieri]). Malvolente è più formale; rio (Ahi, crudel sorte e ria, come deposto m’hai da cima al fondo! [M. M. Boiardo]) è termine poetico; ostile è adatto a chi ostacola il bene altrui.
Gradi di bontà - Anche per le azioni e i comportamenti i sinon. di b. e cattivo distinguono diversi gradi e aspetti: ammodo, corretto e lecito indicano il livello più basso di bontà: il suo comportamento nei miei confronti è stato sempre corretto (vuol dire che si è sempre comportato bene, pur senza slanci particolari). Ammodo e corretto possono riferirsi anche a persone, lecito no (è una personcina tanto ammodo; faccio proponimento di cambiar vita e di diventare un ragazzo ammodo e ubbidiente [C. Collodi]). Onesto, pulito e retto qualificano persone o comportamenti che rifuggono da ogni azione non prevista dalla legge o dalla morale. Morale, onesto, probo e pudico indicano il grado più alto di bontà, sotto aspetti diversi: il primo termine è adatto per lo più per le azioni e i comportamenti, più raram. per le persone (che, invece, spesso sono definite immorali); morale allude principalmente alla sfera etica, onesto a quella legale; probo, termine poco com., indica di solito un alto grado di onestà (così lavoro io stesso come ogni probo cittadino lo può [A. Fogazzaro]), mentre pudico è quasi sempre limitato alla castigatezza dei costumi sessuali (quante male tentazioni non pur nella pudica persona diffida, ma eziandio in quello che la guarda! [Dante]). I contr. hanno spesso un richiamo morfologico preciso all’agg. cui si contrappongono: disonesto/onesto; illecito/lecito; immorale/morale; improbo/probo; impudico/pudico.
Buono con gli altri - B. è spesso una persona che ha relazioni positive con gli altri. In tal caso i sinon. sottolineano diversi aspetti: affabile e simpatico (contr.: antipatico) è chi si fa apprezzare per la sua cordialità. Amabile è un gradino più su, in quanto si fa voler bene da tutti; bonario e mite è chi non prevarica mai gli altri (ma talora questi due agg. hanno anche una connotazione lievemente spreg., rispetto a b., sottolineando certa debolezza caratteriale). Comprensivo è chi ha la pazienza e la comprensione per scusare gli errori altrui; cortese, educato, garbato, gentile (contr.: brusco, maleducato, scortese, sgarbato), chi si distingue per i suoi modi; disponibile, chi presta facilmente il proprio aiuto senza voler nulla in cambio. In questo caso cattivo non è adatto come contr., perché è sentito come troppo drastico; per questo gli si preferiscono altre parole: non è cattivo, è solo un po’ brusco. Chi è ben educato ha b. maniere; in alcune espressioni maniere viene sottinteso: prendere (o trattare) qualcuno con le b. (o con le cattive); con le b. si ottiene tutto.
In altri sensi - Si ha poi tutta una serie di accezioni in cui b. e cattivo indicano l’adeguatezza rispetto a una funzione, uno scopo, un vantaggio, oppure pertengono alla sfera dei sensi del gusto e dell’olfatto (che buon profumo!), oppure ancora al tempo atmosferico (dove b. è sinon. di bello: v. la scheda bello); per tutti questi sign. si rimanda ai lemmi relativi. Si aggiunga qui l’unico caso in cui b. (ma non cattivo) rimanda al senso della vista: si tratta del regionalismo romanesco (ma ormai comune anche in ital. pop., soprattutto centromerid.) bono e bona per «sessualmente attraente». In questi casi la grafia è inadeguata a riprodurre la pronuncia della b, che è sensibilmente rafforzata.
Si sottolinei infine la tendenza di b. nel senso di «abile» ad essere anteposto al sost., rispetto a b. «di buoni sentimenti», per lo più posposto: un buon regista è un regista che sa fare bene il suo mestiere, mentre un regista b. è uno che, per es., ha molta pazienza con gli attori. Analogam., dicendo un amico b. si pone l’accento sulle qualità morali e caratteriali dell’amico, mentre dicendo un buon amico ci si riferisce al rapporto di confidenza e intimità.
C’è buono e buono - Occorre invece dire qualcosa a proposito dei contesti in cui b. e cattivo non si contrappongono. Il primo è il caso dell’abito b., ovvero adatto alle grandi occasioni o ai giorni festivi. L’espressione abito o vestito b. è spesso usata in senso iron.: se non le si fa un abito b., io non posso condurla in veruna conversazione (C. Goldoni). Il sinon. non marcato è elegante o, leggermente intens., chic. Tra i contr., casual, informale, sportivo (che non indicano, di solito, un abbigliamento spiacevole) o dimesso (con connotazione spreg. di «squallido»). Inelegante è decisamente più intenso e cattivo sarebbe del tutto inappropriato. Anche nel caso di b. come sinon. di fondato, motivato, valido (sa contrapporre delle b. obiezioni al mio ragionamento), cattivo sarebbe fuori luogo, a differenza dei normali immotivato, infondato, pretestuoso.
Talora b. indica, nel registro fam., la validità di un oggetto ed ha come sinon. autentico (per soldi e sim.: questa banconota non è autentica; il contr. è falso o contraffatto), valido (nel caso di un biglietto, un certificato, una tessera, un documento e sim.: la mia carta di identità è ancora valida; il contr. è scaduto), vero (sono diamanti veri; il contr. è falso o contraffatto).
Infine, soprattutto nell’uso fam., b. indica talora una quantità notevole, in espressioni del tipo: una b. dose; è un’ora b. che ti aspetto (il sinon. abbondante e il contr. scarso sono validi in entrambi i casi, mentre il sinon. ricco è adeguato solo nel primo caso); e in locuz. prep. come di b. lena o di buon passo. Vi sono peraltro dei contesti, in quest’ultimo sign., in cui cattivo è un contr. adeguato: quest’anno il raccolto è stato b./cattivo.