bushista
s. m. e agg. Sostenitore delle posizioni politiche di George W. Bush; relativo a George W. Bush. ◆ Citando Pascal, il premier [Jean-Pierre] Raffarin ha invitato gli Stati Uniti a rispettare «la forza del diritto», sostenendo che la guerra sarebbe oggi percepita come un’azione illegittima. Un messaggio forte, che rassicura una sinistra nel complesso favorevole al veto in Consiglio di sicurezza e zittisce il «partito americano», quelli che Le Figaro definisce «bushisti»: piccoli settori della destra preoccupati della crisi dei rapporti con Washington. (Massimo Nava, Corriere della sera, 27 febbraio 2003, p. 8, Esteri) • Karl Rove, coordinatore della strategia elettorale della Casa Bianca bushista, non è stupido: una mossa troppo precoce potrebbe (almeno in teoria) far scatenare quello che si teme di più: una candidatura democratica affidata al senatore della Carolina del Nord, il cinquantenne sorridente John Edwards. (William Ward, Riformista, 3 marzo 2004, p. 3, Focus) • Le network e le radio bushiste ignorano l’Iraq, o lo seppelliscono sotto le Paris Hilton e la cronaca nera. E lui, sempre più malinconico e pensoso («è in una fase di riflessione e di meditazione» fanno sapere dalla Casa Bianca), si racconta in tv «vecchietto e solo nel mio piccolo ranch nel Texas davanti allo specchio» della coscienza. (Vittorio Zucconi, Repubblica, 13 luglio 2007, p. 23, Commenti).
Derivato dal nome proprio (George W.) Bush con l’aggiunta del suffisso -ista.
Già attestato nella Repubblica del 29 ottobre 1992, p. 15, Politica estera (Vittorio Zucconi), riferito a George H. W. Bush, 41° presidente degli Stati Uniti d’America.