caffe
caffè s. m. [dal turco kahve, che è dall’arabo qahwa «vino; bevanda eccitante»]. – 1. Nome di alcune specie di piante del genere Coffea, dai cui semi, torrefatti e macinati in polvere, si ricava per infuso la nota bevanda. La specie più pregiata e da più tempo coltivata è la Coffea arabica: alberetto di 5-6 m (2-3 nelle piante coltivate), sempreverde, con foglie opposte, ovali, acute e lucide. I fiori sono odorosi, bianchi, in dense infiorescenze all’ascella delle foglie; il frutto, detto ciliegia, è una drupa quasi sferica, prima verde, poi rossa, da ultimo bruna: contiene due nòccioli, ciascuno dei quali avvolge un seme (grano o chicco di caffè). 2. a. I semi del caffè: c. in chicchi; c. in polvere o macinato; tostare, macinare il c.; la torrefazione del c.; c. solubile, estratto di caffè che si prepara trattando il seme torrefatto e macinato con acqua calda sotto pressione e successivamente si disidrata spruzzando il liquido in minutissime gocce entro camere calde; c. decaffeinizzato o decaffeinato, semi di caffè da cui è stata estratta la caffeina (e che danno perciò una bevanda meno eccitante del caffè normale). b. La bevanda aromatica che se ne ottiene: il c. rallegra l’animo, risveglia la mente, in alcuni è diuretico, in molti allontana il sonno, ed è particolarmente utile alle persone che fanno poco moto, e che coltivano le scienze (P. Verri); bere, sorbire, centellinare una tazza di c.; prendere il c., berlo; fare il c., prepararlo; dicendo un c., s’intende una tazza della bevanda: un c. ristretto o carico (tosc. basso), molto concentrato; c. leggero, lungo (tosc. alto), poco concentrato; un c. con poco zucchero, un c. amaro; c. nero, senza latte; c. col latte o caffellatte (v. anche cappuccino2); c. macchiato, con poche gocce di latte; c. corretto, con l’aggiunta di qualche liquore (cognac, rum, anice, ecc.); c. alla turca, preparato facendo bollire la polvere (insieme anche lo zucchero), e versandolo poi nelle tazze senza filtrarlo e prima che i fondi si siano completamente depositati; c. espresso, propr. quello fatto espressamente, nei bar, per il cliente che l’ha ordinato, ma oggi s’intende in genere il caffè ottenuto con apposita macchina (macchina da c.), costituita da una caldaia elettrica o a gas, in cui il vapore prodotto viene inviato sotto conveniente pressione in più bracci, dotati di beccucci, sotto cui si dispongono le tazze; c. freddo, ghiacciato ed eventualmente allungato, come bevanda dissetante estiva. c. estens. Bevanda simile al caffè, preparata con altre sostanze o surrogati: c. d’orzo; c. di cicoria. 3. Come agg., del colore dei chicchi di caffè tostato: un abito color c.; guanti color c.; una tela caffè. 4. Locale pubblico (detto in origine dagli scrittori del ’700 bottega del c., e più tardi semplicem. caffè, per influsso francese), dove si servono agli avventori, che di solito vi sostano, oltre al caffè, altre bevande, pasticceria e simili: andare al c.; passare le serate al c.; una via con molti c. eleganti; discussioni da c., frivole, oziose; politicanti da c., per i quali le discussioni in materia politica sono soltanto un argomento di conversazione, priva d’impegno e di vero interesse; c.-concerto, locale pubblico con orchestra e cantanti di musica leggera (v. anche cafè chantant). 5. C. messicano (o c. della China): pianta delle leguminose papiglionacee (Astragalus boeticus), erba annua, con fiori piccoli, gialli, in racemo, e un legume grosso, uncinato all’apice, contenente da 6 a 12 semi grigio-bruni, compressi, di forma pressoché quadrata; cresce nei campi e nelle arene marittime nella regione mediterranea, in Italia nelle regioni meridionali; i semi (noti con lo stesso nome), tostati, danno un surrogato del caffè. ◆ Dim. e spreg. caffeùccio (nel sign. 4).