calcagno
s. m. [lat. tardo calcaneum, der. di calx calcis «tallone»] (pl. -i; in locuz. e prov. per lo più le calcagna, f., e ant. le calcagne). – 1. Nel linguaggio com., la parte posteriore del piede (il tallone dell’anatomia topografica); nella nomenclatura anatomica, l’osso più voluminoso del tarso, di cui costituisce la parte postero-inferiore: s’è ferito a un calcagno. Locuzioni fig.: avere la testa nei c., non avere giudizio, lavorare senza fare attenzione; lavorare con le calcagna, lavoro fatto con le calcagna (più com. con i piedi), male, senza cura; avere qualcuno alle calcagna, che insegue da vicino correndo o, fig., che cerca in modo pressante di ottenere qualcosa: a proposito, che ci fate qui?, una scommessa, avevate i creditori alle calcagna (Alessandro Baricco); mettere qualcuno alle calcagna, che spii o sorvegli; stare alle calcagna, sempre dietro a vigilare o molestare; mostrare, voltare, alzare, menare, battere le calcagna, darsi alla fuga; avevan quasi appena alzati i calcagni, quando scoccò la campana (Manzoni); ant., dare delle calcagne, spronare: Per la puntura de la rimembranza, Che solo a’ più dà de le calcagne (Dante). 2. Parte posteriore della calza o della scarpa che ricopre il calcagno del piede: calzini coi c. tutti rotti. ◆ Dim. calcagnino, calcagnétto.