calcolo1
càlcolo1 s. m. [dal lat. calcŭlus, propr. «pietruzza» (cfr. càlcolo2), attrav. il sign. di «gettone per fare i conti»]. – 1. a. Successione più o meno lunga di operazioni atte a fornire la soluzione di un dato problema aritmetico, o, più in generale, matematico: fare un c. a memoria; essere bravo, abile nel c.; un c. giusto, sbagliato. C. nautico, quello che deve svolgere il navigante per determinare la sua posizione a partire da certi dati osservati o noti (per es., nella navigazione astronomica, l’azimut e la latitudine, tra i dati osservati; la declinazione, l’ascensione retta, la parallasse, tra quelli noti). b. Con sign. più specifico, l’insieme delle teorie, dei metodi e dei procedimenti operativi usati in alcuni campi della matematica: c. infinitesimale, differenziale, integrale, matriciale; c. delle probabilità; c. numerico, che fornisce metodi di uso pratico per l’impostazione e la risoluzione numerica, esatta o approssimata, a mano o a macchina, di un problema; c. letterale, fondamentale nell’algebra, che considera i dati di un problema come delle indeterminate, da indicarsi con lettere (a, b, c, ecc.), e conduce a formule risolutive che in genere possono essere applicate a qualsiasi valore numerico delle indeterminate; c. grafico, insieme di operazioni eseguite su grandezze dopo la loro accurata rappresentazione grafica e operando su di essa; c. meccanico, tutto il complesso dei metodi di calcolo, delle operazioni eseguibili e dei problemi risolubili con l’ausilio di macchine per il calcolo. c. Centro di calcolo, l’insieme dei locali in cui è installato un impianto di elaborazione automatica di dati, costituito da un calcolatore e dalle sue apparecchiature ausiliarie; per estens., l’impianto stesso e l’insieme del personale che lo gestisce. 2. In logica, accompagnato da speciali qualificazioni, nome di particolari sistemi deduttivi; in logica matematica, s’intende comunque per calcolo un sistema deduttivo in cui la definizione delle espressioni avviene mediante una relazione di derivabilità; c. delle proposizioni (o c. proposizionale, o c. booleano), quello basato sulle operazioni logiche elementari (congiunzione, disgiunzione, negazione, implicazione). 3. Congettura, induzione, previsione, esame preventivo e sim.: fare un c. delle spese necessarie; secondo i miei c., il lavoro dovrebbe essere terminato entro la fine del mese; in partic., fare i proprî c., considerare attentamente le circostanze di un fatto, l’utilità e il danno che ne può venire soprattutto ai proprî interessi: prima di impegnarmi debbo fare i miei c.; agire per calcolo, non disinteressatamente; fare calcolo su qualcuno o su qualche cosa, farci assegnamento. 4. a. In economia, c. utilitario, edonistico, o semplicem. economico, la scelta tra i varî mezzi disponibili idonei a raggiungere il fine proposto: è alla base di ogni atto di produzione, di consumo o di scambio ed è ispirata al principio del minimo costo e della massima utilità. b. C. morale, nella terminologia del filosofo J. Bentham (1748-1832), il calcolo del valore dei piaceri derivanti da possibili azioni, che ogni individuo, e particolarmente il legislatore, deve fare, per scegliere con cognizione di causa quell’azione che maggiormente contribuisca alla felicità individuale e generale. 5. Anticam. fu usato come sinon. di stile, per indicare il diverso modo di computare gli anni del calendario a seconda del giorno scelto come principio dell’anno: c. fiorentino, pisano, ecc.