calice1
càlice1 s. m. [dal lat. calix -ĭcis]. – 1. a. Bicchiere di forma caratteristica, con bocca larga, che si va restringendo verso il fondo, ed è fornito di un gambo lungo e sottile poggiante su una base circolare (differisce dalla coppa, che ha la concavità più larga, a calotta sferica, e il piede più corto): un c. di cristallo, d’argento, ecc.; con riferimento alla bevanda in esso contenuta: bere un c. di spumante; letter., anche per bicchiere in genere: riempire i c., levare i c., per un brindisi. In similitudini: coronava di felicità quell’ora notturna come un c. colmo (D’Annunzio); in partic., a calice, di qualsiasi oggetto che ricordi la forma svasata del calice. In locuzioni fig. (di reminiscenza evangelica), per indicare esperienze dolorose: bere il c. dell’amarezza, l’amaro c.; assaggiare il c. dell’esilio; bere il c. sino alla feccia, provare tutte le amarezze sino all’ultima. b. In partic., vaso liturgico in cui si consacra l’Eucaristia sotto le specie del vino: l’elevazione del calice. 2. Negli acquedotti romani, tubo di bronzo che raccordava i serbatoi con le singole derivazioni. 3. In anatomia, qualsiasi struttura a forma di calice: a. C. renale, ciascuna delle piccole cavità membranose che, confluendo nel bacinetto, rappresentano il tratto iniziale delle vie escretrici urinarie. b. C. gustativo, elemento recettore dell’organo del gusto, detto anche bocciolo gustativo (v. bocciolo, n. 4). 4. In zoologia, organo o parte del corpo avente forma di bicchiere; in partic., una delle tre parti (stelo, braccia e calice) del corpo dei crinoidi. 5. Nella tecnica, giunto a calice, lo stesso che giunto a bicchiere (v. bicchiere, n. 6). ◆ Dim. calicétto (per un sign. specifico, v. calicetto1).TAV.