calvinismo
s. m. – Il complesso delle dottrine teologiche formulate dal riformatore religioso Giovanni Calvino (1509-1564), tra le più rigoriste e austere nell’ambito del protestantesimo, rapidamente diffusesi (16° sec.) in varî paesi d’Europa (Svizzera, Francia, Inghilterra, ecc.). La teologia calvinista, in cui confluiscono alcune delle tesi fondamentali del luteranesimo (la Scrittura come unica regola di fede, la negazione del libero arbitrio, ecc.), è caratterizzata dal concetto dell’assoluta sovranità di Dio nel concedere la grazia e da una visione pessimistica dell’uomo, che può salvarsi solo se predestinato (dottrina della doppia predestinazione e dell’inammissibilità della grazia). Il termine indica anche: il tipo di organizzazione ecclesiastica (presbiterianesimo) conforme alle dottrine calviniste, che, mediante il concistoro (organo supremo formato in maggioranza da laici), impedisce il formarsi di una casta sacerdotale distinta dal resto della cittadinanza, e al tempo stesso rifiuta la sottomissione incondizionata all’autorità statale; le confessioni che adottano tale tipo di organizzazione ecclesiastica e accolgono in misura maggiore o minore le dottrine di Calvino; nonché la concezione di vita, improntata a un fermo rigorismo morale, che s’ispira direttamente alla dottrina di Calvino.