campeggiare
v. intr. e tr. [der. di campo] (io campéggio, ecc.; aus. avere). – 1. Essere accampato, stare in campo con l’esercito fronteggiando il nemico: c. davanti a una città; Ei campeggiò sul Reno e sul Visurgi (Pascoli). Anticam. anche trans., stringere d’assedio: campeggiando Attila re degli Unni Aquileia (Machiavelli); o occupare un luogo con l’esercito: Parigi è un’ottima piazza d’armi, ed ei potrà campeggiarla quanto è lunga e larga a sua posta (Foscolo). 2. Stare in un campeggio, essere attendato all’aria aperta: abbiamo campeggiato vicino al mare. 3. Spiccare, risaltare sullo sfondo: in mezzo al quadro campeggiava la figura di un guerriero; secondo che questa o quella parte campeggia o si scorcia (Manzoni); fig., la figura di Farinata campeggia nel canto X dell’Inferno dantesco. Nel linguaggio di teatro, mettersi fisicamente in evidenza sulla scena, collocandosi col volto alla platea, ben in vista del pubblico, quasi estromettendo dall’azione gli altri interpreti lasciati a distanza. 4. Spaziare, diffondersi parlando o scrivendo: è un argomento che ti dà modo di c. a tuo agio nel discorso. 5. tr., non com. Fare il campo, lo sfondo a una pittura (cfr. il più com. campire).