campo
s. m. [lat. campus «campagna, pianura» poi «campo di esercitazioni, campo di battaglia»]. – Termine che ha assunto (per evoluzione dai sign. principali che già aveva nella lingua d’origine) notevole varietà di accezioni e di usi, rimanendo però sempre legato alla sua accezione fondamentale, e cioè: spazio libero, contenuto entro limiti concretamente o idealmente determinati e con caratteristiche proprie. 1. a. Spazio limitato di terreno destinato alla coltivazione di cereali, leguminose, ecc.: un c. di grano o coltivato a grano; un c. di biada, di patate; c. sperimentale; i prodotti dei c.; arare, lavorare il c.; c. arati, seminati; fiori di c., insalata di campo. Nel plur. è spesso sinon. di campagna, con valore quindi collettivo o generico: la vita dei c.; passare attraverso i c., prendere per i campi. b. Unità di misura di superficie, usata, con valori diversi, in varî luoghi: a Treviso 52,047 are; a Venezia e Trieste 36,566 are; a Padova 38,626 are, ecc. 2. a. Luogo dove si fanno esercitazioni militari: c. di manovre; c. di tiro, balipedio (con altro senso, la zona che può essere battuta da un’arma da fuoco); c. di Marte o C. Marzio, nome del luogo destinato in Roma antica agli esercizî militari, rimasto poi in parecchie città come toponimo di una zona dove sorgeva una piazza d’armi; fare il c., partecipare a esercitazioni con le truppe attendate all’aperto; cannocchiale, telegrafo da c., da adoperarsi alle manovre o in guerra. b. Accampamento: mettere, porre, piantare il c., accamparsi, non solamente come termine militare; ant., essere, stare a c., andare a c., stare accampato, andare ad accamparsi, anche per porre un assedio; muovere, levare il c., sloggiare con l’esercito da un luogo; ant., muover c., mettersi in marcia. I0 vidi già cavalier muover c. (Dante); tenere il c., difenderlo contro il nemico. In alpinismo, c. base, base logistica di una spedizione, formata da un complesso di tende ampie e spaziose; c. alti o di altitudine, basi attrezzate, formate da una o da due tendine isotermiche e opportunamente rifornite di viveri e materiali che costituiscono altrettante tappe nel cammino verso la vetta. c. Zona apprestata a difesa; in partic., nell’arte militare: c. d’istruzione, luogo nel quale i reparti militari svolgono le esercitazioni annuali; c. minato, terreno cosparso di mine sotterrate che esplodono al passaggio di uomini o di veicoli; c. reale fu detto, fino al sec. 17° compreso, un campo fortificato in modo permanente e con tutte le regole dell’arte militare, a differenza del c. volante, che non era stabile né regolarmente fortificato; c. trincerato, sistema fortificato disposto a difesa di città o stabilimenti militari; c. fortificato, campo circondato da forti e ridotti. d. Luogo dove avviene lo scontro di due eserciti nemici: c. di battaglia (anche in frasi fig.: essere, sembrare un c. di battaglia, con riferimento a luogo o ambiente lasciato in gran disordine); combattere in c. aperto; essere, trovarsi, militare, combattere in c. avverso, dalla parte e a favore degli avversarî (in senso proprio e fig.); morire sul c. (anche sul c. dell’onore), morire in combattimento, in guerra; mettere o portare in c., portare soldati in combattimento: misero in c. quasi diecimila fanti; fig., mettere innanzi, addurre: ha messo in c. cento strane ragioni; ruminò pretesti da metter in c. (Manzoni); ant., uscire a c. o in c., uscire con l’esercito alla campagna per combattere; ospedale da c., ospedale militare mobile che, in tempo di guerra, si avvicina al fronte o alle immediate retrovie. e. Spazio dove scendevano in lizza i cavalieri per duelli, giostre, tornei, nei secoli 10°-16° (detto più propr. c. chiuso). Esistevano, con riferimento a questi scontri, molte locuz.: c. franco o c. libero, sicuro, luogo dove si poteva duellare senza incorrere in alcuna pena; essere in c., venire in c.; venire in c. con qualcuno; prendere c. (ant. prendere del c.), guadagnar c., retrocedere per poi prendere lo slancio con maggiore impeto; tenere il c., perdere il c., dare il c., cedere il c., mettere il c. a rumore. Queste frasi sono ancora vive in senso fig., ora con campo nel sign. di agio, tempo, facoltà di fare o dire qualcosa: datemi c. di pensarci su; avere c. di farsi conoscere; ti do c. libero, agisci come meglio credi; ora con sign. di discussione, contesa: venire in c., scendere in c., intraprendere una discussione; dare, cedere il c., lasciare il c. libero agli avversarî, ritirarsi da una contesa. E con altri sign.: prendere c., pigliare vigore, estendersi: l’epidemia, la corruzione, l’immoralità prende c. sempre più; tenere c. a qualcuno, tenergli testa, resistergli efficacemente; tenere il c., tenere un primato: Credette Cimabue ne la pittura Tener lo c., e ora ha Giotto il grido (Dante); perdere c., perdere forza, perdere séguito: è un sistema che va perdendo campo. 3. a. Spazio scoperto e in genere piano, circoscritto per un uso determinato, variabile per forma e dimensioni: c. sportivo (o semplicem. campo), terreno opportunamente predisposto secondo le norme dei regolamenti, in cui si svolgono le gare e gli incontri dei varî sport; c. di tennis, di golf; c. di corse. In aeronautica: c. di fortuna, terreno apprestato per l’atterraggio e la partenza di aeromobili costretti all’interruzione del volo per avarie o altre cause di forza maggiore; c. scuola, aeroporto per l’insegnamento del pilotaggio degli aeromobili; c. di aviazione, piccolo campo, con piste per lo più erbose, per attività di addestramento aeronautico e volo a vela, o, anche, piccolo aeroporto militare. Usi più partic.: a Venezia si chiamano c. gli spazî, più larghi dei campielli, cui fanno capo una o più calli; a Siena, piazza del Campo (propr., piazza Il Campo, o assol. Il Campo), la piazza principale della città, dove si disputa il palio; a Roma, Campo de’ Fiori, piazza adibita a mercato. C. di marzo e di maggio, la riunione di guerrieri in armi convocata dai re franchi all’inizio della primavera e dai Carolingi in maggio. C. santo, grafia meno com. della forma unita camposanto (v.). b. Con sign. più generico, area, zona, nelle seguenti denominazioni: c. petrolifero, zona sovrastante un giacimento di petrolio, fornita delle installazioni necessarie alla prospezione e coltivazione del giacimento stesso; c. aurifero; c. diamantifero; c. di lava, zona nella quale la lava, fuoriuscendo da numerosi centri eruttivi allineati, ricopre uniformemente il territorio colmando tutti i dislivelli; c. di neve, grande distesa di neve permanente o no; c. carreggiato (o solcato), in geologia, zona calcarea o di altre rocce solubili erosa per azione chimica delle acque meteoriche, caratterizzata da solchi e crepacci, con scarsa vegetazione addensata solo nelle fessure rocciose; c. di mine; c. di osservazione, zona controllabile da un osservatorio militare, sia a vista sia per mezzo di strumenti. c. Recinto con abitazioni o baracche dove vengono raccolte persone per un periodo determinato e con vario fine: c. di concentramento, accampamento dove sono riuniti e privati della libertà personale prigionieri di guerra, civili stranieri in periodo bellico, condannati politici, perseguitati per motivi razziali; campi di sterminio (detti anche di eliminazione o di annientamento, per calco del ted. Vernichtungslager), zone munite di camere a gas o di forni crematorî che la Germania nazista istituì durante la seconda guerra mondiale per eliminare gli Ebrei, e altre minoranze, o anche avversarî politici; c. profughi, c. sfollati, zona fornita di baraccamenti o edifici nei quali vengono ospitati profughi o sfollati per motivi di guerra o di altre calamità; c. di lavoro, campo di concentramento nel quale sono riuniti uomini e donne costretti al lavoro forzato (ma campi di lavoro sono detti anche i campi internazionali di lavoro o vacanza organizzati per la gioventù); c. scuola, nome di varie strutture per l’addestramento, come per es. quelle dell’aviazione militare, ma anche sportive (campo scuola di atletica) o di altro genere (campo scuola di protezione civile; campo scuola per studenti); con altro sign., struttura ricreativa per bambini o ragazzi attiva generalm. durante i periodi di chiusura delle scuole (c. estivo); c. contumaciale (v. contumaciale, n. 2). Con sign. affine, c. solare, colonia per cure elioterapiche. d. Nell’uso poet. il termine è stato talvolta adoperato con sign. di spazio libero in genere, in frasi come i c. del cielo, i c. dell’oceano e simili: la luna, in un canto, pallida e senza raggio, pure spiccava nel c. immenso d’un bigio ceruleo (Manzoni); il sole ... Di lucidi torrenti Inonderà con voi gli eterei c. (Leopardi); serena Dominatrice dell’etereo c. (Leopardi); più in partic.: Nel dritto mezzo del c. maligno Vaneggia un pozzo assai largo e profondo (Dante, con riferimento all’ottavo cerchio dell’inferno). 4. estens. a. In arte, lo sfondo, cioè lo spazio d’un quadro o d’un bassorilievo, su cui sono distribuite e in cui spiccano le figure. In araldica, fondo dello scudo sul quale si disegnano le pezze e le figure, detto c. semplice o composto secondo che consti di uno solo o di più smalti: croce bianca in c. rosso; Era la lor vittoriosa insegna In c. verde un candido ermellino (Petrarca). In numismatica, spazio fra il tipo e la leggenda o l’orlo della moneta. b. Settore, spazio circoscritto. In partic., nel linguaggio medico: c. di irradiazione, la superficie del corpo attraversata dal fascio di radiazioni durante i trattamenti radiologici; c. operatorio (o chirurgico), la sede anatomica dell’operazione in un intervento chirurgico; c. sterile, telo o pezza su cui viene appoggiato il materiale sterilizzato (pinze, garze, ecc.) occorrente a una medicazione o a un’operazione. Con sign. affine, in embriologia, c. morfogenetico, v. morfogenetico. 5. Nel linguaggio scient.: a. In fisica, con sign. generico, la regione di spazio dove è definita una grandezza fisica; nella fisica moderna, è la grandezza funzione del punto (per es., la temperatura in un fluido, la forza agente su una carica o su una massa puntiforme), descritta da una variabile scalare, spinoriale, vettoriale o tensoriale definita in funzione delle coordinate in una certa regione dello spazio. Si parla, a seconda dei casi, di c. scalare, c. spinoriale, c. vettoriale, c. tensoriale; in partic., c. di forza, per es. il c. elettrico (campo vettoriale il cui vettore è la forza agente per unità di carica), il c. gravitazionale, il c. magnetico. In generale si possono avere c. stazionarî, o statici, cioè costanti nel tempo, oppure variabili, cioè dipendenti dal tempo. I campi vettoriali possono essere irrotazionali, se è identicamente nulla la circuitazione del campo, ovvero, per un campo di forza, se si annulla il lavoro della forza lungo un cammino chiuso (c. conservativo); o solenoidali, quelli le cui linee di flusso sono chiuse, ovvero che non hanno sorgenti. Teoria dei c., lo studio delle proprietà generali delle grandezze descrivibili come campi. b. In ottica, c. della visione o c. visivo, quello che può essere abbracciato da un occhio normale (120° in senso verticale e 150° in senso orizzontale); c. ottico o campo oggetti, di un sistema o di un apparecchio ottico (per es. di un obiettivo), è l’angolo solido che comprende i punti di cui il sistema è in grado di fornire un’immagine. In senso più ampio e generico, in fotografia e in cinematografia, lo spazio ripreso dall’obiettivo, altrimenti detto inquadratura, spec. nella locuz. fuori c. (per es., voce fuori c., nel cinema sonoro, voce che viene da persona non compresa nell’inquadratura); si distinguono, a seconda dell’ampiezza dell’angolo di ripresa e dello spazio occupato dalle figure nel quadro, un c. lunghissimo o totale, un c. lungo, un c. medio. c. In fisica e in fisiologia, è talora sinon. di intervallo, in particolari accezioni e usi di questo termine: c. di uno strumento di misurazione (o di misura), l’intervallo di valori della grandezza che lo strumento è in grado di misurare; c. del visibile o di visibilità, l’intervallo di lunghezza d’onda delle onde elettromagnetiche visibili al normale occhio umano, cui corrispondono le onde luminose (e analogam. per il c. dell’infrarosso, dei raggi X, ecc.); c. uditivo o di udibilità, intervallo delle frequenze sonore udibili dall’orecchio umano, compreso all’incirca fra 16 e 20.000 hertz. d. In matematica, nella teoria degli insiemi di punti in uno spazio topologico, si chiama campo un insieme A di punti tutto costituito da punti interni, tale cioè che ogni punto di A è dotato di un intorno formato interamente di punti di A stesso (per es., l’insieme dei punti interni a una circonferenza, contorno escluso); in algebra, campo è invece sinon. di corpo commutativo, per cui si parla di c. razionale, c. reale, c. complesso per indicare, rispettivamente, l’insieme dei numeri razionali, dei numeri reali, dei numeri complessi, rispetto alle ordinarie operazioni algebriche. e. In informatica, ciascuna delle informazioni unitarie in cui può essere suddiviso l’insieme dei dati che formano un record. 6. fig. Settore, àmbito, materia: nel c. della storia, della letteratura, dell’arte; nel c. politico; nel c. scientifico; ciò che tu mi chiedi esce dal c. della mia competenza. Con accezioni specifiche: a. In linguistica, c. associativo, l’insieme dei rapporti che legano una qualsiasi unità linguistica (fonema, lessema, desinenza) alle altre unità del medesimo sistema linguistico; c. concettuale, c. lessicale e c. semantico, l’area dei concetti, e rispettivam. l’area dei significati ricoperta da una parola o da un gruppo di parole (v. anche sotto i singoli aggettivi); c. d’accentazione, l’insieme delle sedi sillabiche che possono portare l’accento nelle parole d’una lingua ad accento relativamente libero; c. di realizzazione, l’insieme delle possibili varianti acustico-articolatorie di un fonema. b. In psicologia, c. della coscienza, l’insieme dei fenomeni che in un dato momento appaiono alla coscienza di un individuo; il restringimento del campo della coscienza caratterizza certe malattie, in partic. l’isterismo. ◆ Dim. campicèllo; meno com. e spesso spreg. campùccio, campétto, camperèllo, campicciòlo (tutti nel sign. di campo coltivato, tranne campetto, che può anche indicare genericam. un piccolo campo sportivo).