canale
s. m. [lat. canalis, der. di canna «canna»]. – 1. a. In senso lato, qualsiasi sede di scorrimento d’acqua, creata artificialmente (per servire all’irrigazione, al prosciugamento di terre, alla navigazione, all’industria, per mettere in comunicazione due mari, ecc.) oppure naturale. I canali artificiali possono essere ottenuti mediante scavo in superficie, con sponde e fondo lasciati allo stato naturale o rivestiti di uno strato murario, o possono essere sotterranei, in galleria, sopraelevati; in qualche caso, sono costituiti da grosse condutture, superficiali o sotterranee, soprattutto per lo scolo delle acque. Si distinguono: c. marittimi, vie d’acqua create per collegare due mari (come il c. di Suez e il c. di Panama); c. navigabili, percorribili cioè da natanti, i quali o uniscono tra loro due o più corsi d’acqua (c. di collegamento), o sono paralleli a un fiume nel suo tratto non navigabile (c. latera›li), o uniscono un fiume, da un punto a monte del suo estuario, al mare (c. d’estuario); c. di bonifica, per la raccolta e l’opportuno convogliamento delle acque tendenti a ristagnare su terreni di difficile scolo; c. d’irrigazione o irrigui, che portano e ripartiscono attraverso i terreni le acque necessarie alle colture; c. di drenaggio o di scolo, che raccolgono le acque in eccesso dai campi irrigati. A usi industriali sono destinati i canali di alimentazione o di scarico di impianti idroelettrici (c. di derivazione, c. moderatore, ecc.), di stabilimenti chimici, siderurgici, di cartiere, ecc. b. region. Fossato. c. Nelle costruzioni edilizie, c. di impluvio o di conversa, lastra metallica concava che si dispone lungo le linee di compluvio dei tetti per convogliare le acque verso il c. di gronda o grondaia. In usi region., sono così chiamate anche le tegole ricurve, cioè i coppi. d. In geografia, braccio di mare compreso tra due coste continentali o insulari (come il c. della Manica, il c. di Sicilia, ecc.); anche, antica valle fluviale invasa da acque marine (canali della Dalmazia); o apertura che permette la comunicazione tra una laguna e il mare (c. di marea). 2. estens. Solco, concavità, scanalatura in genere, anche di piccole dimensioni. In partic.: a. Solco, incavatura nella montagna simile a un camino ma fra pareti rocciose molto divergenti (detto anche canalone); è inoltre nome, frequente in toponimi delle Alpi orientali, con cui si designano le valli trasversali incise nelle rocce calcaree (per es., il c. di Brenta). b. In un bacino acqueo, soprattutto marino, striscia, eventualmente delimitata da boe, gavitelli e simili, costituente una sorta di strada per natanti: c. di sicurezza, quello, navigabile senza pericolo, tracciato attraverso campi minati od ostruzioni portuali; c. dragato, canale che mediante periodiche azioni di dragaggio viene aperto, in zona che si ritenga minata dal nemico, allo scopo di lasciare un passaggio sicuro alle navi amiche; c. di circolazione, o di flottaggio, quello che in un idroscalo serve per la circolazione degli aeromobili. c. In astronomia, canali di Marte, formazioni della superficie marziana, a forma di sottili strisce oscure rettilinee, la cui apparente regolarità geometrica suggerì ai primi osservatori del pianeta (sec. 17°-19°) l’idea che si trattasse di un’immensa rete di vie d’acqua costruita da creature intelligenti; mentre all’osservazione eseguita oggi con potenti strumenti ottici e con le sonde spaziali, i cosiddetti canali si rivelano come ampî valloni, molto simili a letti asciutti di corsi d’acqua, dovuti a erosione fluida. d. In alcune regioni, spazio che separa, in platee o anfiteatri, due settori contigui di sedili. e. In tipografia, lo stesso che canaletto. f. Nei nastri magnetici e nel nastro perforato (o banda perforata), sinon. di traccia o pista. 3. In zoologia e in botanica, nome dato a condotti tubolari che servono al passaggio dell’aria, di liquidi, o ad altre funzioni: c. uretrale, c. vertebrale, c. alimentare, ecc., negli organismi animali; c. resinifero, c. aerifero, ecc., nelle piante. 4. Nella tecnica, mezzo concavo o tubolare di scorrimento o trasporto di materiale vario: c. fisso, a fondo liscio, impiegato per il trasporto in discesa di materiale granulare; c. oscillante (o c. vibrante o c. trasportatore), usato spec. nelle miniere, formato da un canale metallico, sospeso mediante coppie di catene o molle che gli consentono di oscillare, mentre un vibratore a motore imprime al canale un movimento che, per effetto di inerzia, fa avanzare il materiale contenutovi. 5. a. In elettroacustica e nella tecnica delle telecomunicazioni, l’insieme degli apparecchi che realizza una via di trasmissione per segnali acustici o informazioni di altra natura, su filo o senza filo; anche, se i segnali sono costituiti da una corrente variabile o da una radioonda, l’intervallo di frequenza entro cui variano la corrente o l’onda in questione: c. telefonico, compreso fra 300 e 3400 Hz; c. radiofonici, ciascuno dei quali è compreso in un intervallo di 9 kHz, per programmi a modulazione d’ampiezza, e di 200 kHz per programmi a modulazione di frequenza; c. televisivi, della larghezza di 7 MHz ciascuno, che convogliano sia le informazioni video sia le informazioni sonore, suddivisi in due bande (VHF e UHF). In partic., c. elettroacustico, quello costituito dagli organi che permettono una trasduzione elettroacustica completa, per es. l’insieme costituito da un fonorivelatore, un amplificatore e un altoparlante; è detto a più canali un sistema formato da più canali elettroacustici: per es., un riproduttore di dischi stereofonici (nel quale sono separati il c. di sinistra e il c. di destra, che riproducono i suoni registrati rispettivamente da sinistra e da destra rispetto all’orchestra), oppure un complesso ad alta fedeltà (in cui il segnale amplificato è suddiviso tra più altoparlanti, ciascuno dei quali è atto a riprodurre diverse frequenze: c. degli alti, c. dei bassi, ecc.). Nella tecnica dei calcolatori elettronici, organo che consente il trasferimento o la trasmissione di informazioni, soprattutto tra unità centrale e unità periferiche o viceversa; anche, in informatica, il modello matematico-statistico assunto per rappresentare il canale reale. b. In fisica, raggi canale, radiazioni corpuscolari costituite da ioni positivi, così detti in quanto per rivelarli ci si serve di un tubo a scarica con un catodo nel quale è praticato un canaletto di guida. 6. fig. Via o procedura attraverso cui qualcosa si effettua o si trasmette, mezzo di comunicazione, di diffusione: la rete dei c. di distribuzione dei prodotti agricoli (dal produttore al consumatore); i normali c. di erogazione del pubblico denaro (per sovvenzioni, aiuti, finanziamenti, ecc.); i c. della pubblicità o c. pubblicitarî, con partic. riferimento alla stampa, quotidiana o periodica, e ai mezzi audiovisivi; stringere contatti attraverso i normali c. diplomatici. ◆ Dim. canalétto (v.), canalino (v.); spreg. canalùccio; accr. canalóne (v.); pegg. canalàccio.