canna
s. f. [lat. canna, dal gr. κάννα]. – 1. a. Pianta graminacea (Arundo donax), originaria del Mediterraneo, detta anche c. domestica o c. montana, che presenta fusti alti 2 o più metri, cavi negli internodî e terminati da fitte pannocchie, usati fin dall’antichità per fare recipienti, canestri, incannucciate, sostegni per le viti, ecc., e oggi anche per ricavarne cellulosa. b. Per estens., nome di altre piante con fusto simile a quello della canna comune: c. da zucchero, erba perenne della famiglia graminacee (Saccharum officinarum), coltivata nei paesi caldi di tutto il mondo e dai cui fusti si estrae il succo che contiene lo zucchero; c. d’India, nome commerciale di certe specie del genere Calamus, caratterizzate dal fusto lunghissimo e sottile, che viene utilizzato per fare sedie, battipanni, ecc. (il nome di c. d’India è dato regionalmente anche ai bambù, e inoltre al cannacoro o canna dei giardini, lat. scient. Canna indica, della famiglia cannacee); c. di Ravenna, o c. sorda, o c. piena, pianta della famiglia delle graminacee (Erianthus ravennae), con fusto non cavo come nella canna comune, alto fino a 4 metri, e pannocchia pelosa simile a un bianco pennacchio sericeo; c. di palude o c. greca, graminacea più nota col nome di cannuccia. c. Nella classificazione botanica (lat. scient. Canna), è il nome dell’unico genere della famiglia cannacee. d. Locuzioni fig.: essere secco come una c., molto magro; tremare come una c., per freddo o per paura; povero in canna, poverissimo. 2. Il fusto della canna, opportunamente ripulito e adoperato per varî usi: graticcio di canne; camera a canna (v. camera, nel sign. 4). Anche nome di arnesi di vario uso (non necessariamente cavi) formati in origine da una canna, o simili a una canna per lunghezza e leggerezza: cominciava ad andare attorno per spegnere i lumi colla c. (Verga). In partic.: a. Bastoncino da passeggio, fatto di canna d’India o di bambù, e per estens. bastone da passeggio in genere, mazza. b. Una delle parti che compongono il bastone da golf, generalmente di legno, mentre la testa può essere anche di ferro. c. C. da pesca, attrezzo per pescare con la lenza, costituito da un’asta di bambù o anche di altro materiale, lunga fino a 6 metri e oltre, piuttosto rigida nel corpo e flessibile verso la punta dove è attaccata la lenza; un tipo particolare è la c. da lancio, usata per lanciare l’esca a notevole distanza. d. C. da vischio, asta o verga invischiata (di solito inguainata in una canna per agevolarne il trasporto), che viene infissa nel terreno per catturare piccoli uccelli con l’ausilio della civetta o di altri richiami o allettamenti. e. C. metrica, asta di canna o di legno leggero compensato, lunga generalmente 3 m, con le testate di ottone e la divisione in dm e cm impressa a fuoco, usata per la misurazione del terreno. Alcuni tipi portano al centro una piccola livella a bolla per controllarne l’orizzontalità al momento della misura. f. Al plur., poet., strumento musicale fatto di canne, zampogna: E dando spirto alle sonore canne, Chiamò il suo gregge (Ariosto). 3. Tubo o canale di varia grandezza e di qualunque materia: le c. dell’organo, ecc. In partic., c. della gola, o assol. canna, la trachea, l’esofago: afferrare, stringere qualcuno per la c. (o per le c.) della gola; Prese la terra, e con piene le pugna La gittò dentro le bramose c. (Dante); intanto gridava quanto n’aveva in canna: «Perpetua! Perpetua! tradimento! aiuto!» (Manzoni). Con riferimento ad alcuni animali (per es. il cane, il gatto), è adoperata talvolta l’espressione c. nasale per indicare la parte corrispondente al naso dell’uomo, cioè le cavità nasali con le ossa, le cartilagini e il rivestimento cutaneo da cui sono racchiuse; e nell’uso pop. scherz., la c. del naso, il naso stesso dell’uomo, l’impalcatura nasale: con un pugno gli ha rotto la c. del naso. Con sign. specifici: a. Parte delle armi da fuoco in forma di tubo generalmente di acciaio, di spessore decrescente dalla culatta verso la volata, che contiene la carica e il proietto; nelle armi portatili, vi sono applicate le parti occorrenti al puntamento e, spesso, il fermo della sciabola baionetta: tenere il proiettile in c., essere pronti a sparare; baionetta in c., inastata sulla canna del fucile. I fucili da caccia possono avere due canne, affiancate in senso orizzontale (doppietta) o sovrapposte verticalmente (sovrapposto). C. a mano, nome delle prime armi da fuoco «manesche», consistenti in una canna molto lunga, senza cassa, che per il tiro veniva appoggiata a un treppiede o cavalletto. b. C. da soffio, tubo di ferro usato dai maestri vetrai per la fabbricazione di oggetti cavi: è provvisto a una estremità di imboccatura per soffiarvi dentro e all’altra di un allargamento per farvi aderire una certa quantità di vetro fuso. c. Il rivestimento resistente dei pozzi, costruito generalmente in muratura di mattoni ma in qualche caso anche in calcestruzzo o in cemento armato. d. C. di ventilazione, tubo o vano lasciato nei muri a guisa di camino, per il ricambio dell’aria in locali con insufficiente ventilazione naturale. e. C. fumaria, condotto che serve per allontanare e disperdere verso l’alto i fumi del camino, costituito da un vaso a sezione rettangolare o circolare, creato nello spessore della muratura per tutta l’altezza, o più spesso, oggi, da varî pezzi prefabbricati di laterizio, di fibrocemento o di calcestruzzo leggero. f. Nella bicicletta, la parte superiore, orizzontale, del telaio, che nei modelli per uomo unisce il supporto del manubrio con il tubo diagonale cui è fissata la sella: sedere, far sedere in c., sulla canna; lo fece salire sulla c. della bicicletta, e partirono (Pratolini). 4. Unità di misura di lunghezza in uso in alcune città italiane prima del sistema metrico decimale: valeva a Napoli m 2,646, a Roma 2,234, in Sicilia 2,065. È usata ancora a Malta col valore di m 2,10. Gabella della c. (o semplicem. canna) era detto, a Genova e in Toscana, il tributo dovuto sull’importazione di panni, in quanto erano misurati a canne. Locuzioni fig.: misurare gli altri con la propria c., giudicarli con criterio personale, poco obiettivo; gli uomini non si misurano a canne, non si giudicano dall’aspetto e dalle qualità esteriori ma dal valore intrinseco. 5. gerg. Sinon., ma di uso molto più com., di spinello (v. spinello1): farsi una canna. ◆ I dim. cannèlla, cannèllo, cannétta, cannùccia sono tutti usati con accezioni partic. (v. le singole voci).