canto2
canto2 s. m. [lat. volg. cantus «cerchione; lato, angolo», voce di origine mediterranea come il gr. κανϑός (da cui il lat. canthus) «angolo palpebrale» (cfr. sign. 3)]. – 1. Angolo formato da due muri che s’incontrano, sia dalla parte esterna (in questo senso più com. cantone, cantonata) sia da quella interna: un c. della strada; voltò il c., diede un’occhiata anche alla facciata del duomo (Manzoni); anche come indicazione toponomastica: c. de’ Nelli, a Firenze, i Quattro C., a Palermo; in un c. della stanza, della bottega; mettersi in un c.; fig., buttare, gettare in un c., mettere in disparte, trascurare, sprezzare. Più genericam., angolo, spigolo, quindi anche (meno com.) estremità, lembo e sim.: in un c. del focolare, del tavolino; i quattro c. del lenzuolo; un sasso di pietra viva con molti acuti c. (Cellini). 2. Lato, parte: Mostrocci un’ombra da l’un c. sola (Dante); la luna, in un c., pallida e senza raggio, pure spiccava nel campo immenso d’un bigio ceruleo (Manzoni). Con questo sign., un tempo assai più esteso, è spec. usato in alcune locuz. prepositive e avverbiali: a canto (oggi quasi sempre unito, v. accanto), presso, vicino, a fianco; da canto, da parte, anche fig.: mettere, lasciare da c. (i pensieri, le preoccupazioni, il ritegno, ecc.); La vergogna alla fin messe da c. (Berni); con altro sign., metter da c., mettere in serbo, risparmiare; in qualche caso da canto corrisponde a daccanto: E d’un tratto al re da canto Un corsier nero nitrì (Carducci); levarsi da c., una persona o una cosa, liberarsene, levarsela di torno; d’altro c., d’altra parte, d’altronde: d’altro c. penso che sia meglio così; in correlazione, da un canto ... dall’altro, da una parte ... dall’altra: da un c. non vedevo l’ora di conoscere l’esito, dall’altro temevo una brutta sorpresa; dal c. mio (o tuo, suo, ecc.), per quanto mi riguarda, per ciò che spetta a me: dal c. mio non faccio alcuna opposizione. 3. In anatomia (come italianizzazione del lat. scient. canthus), ciascuno dei due spazî angolari delimitati dall’unione della palpebra superiore con l’inferiore. ◆ Dim. cantùccio, con accezioni proprie (v. la voce).