capacita
capacità s. f. [dal lat. capacĭtas -atis, der. di capax: v. capace]. – 1. Possibilità che un recipiente, una cavità, un ambiente ha di contenere fino a un determinato limite: la c. di una botte, di una stanza, di un teatro, ecc.; e indicando la misura della capacità, che può essere variamente espressa: il bagagliaio di questa vettura ha una c. di mezzo metro cubo (in questo, e altri casi consimili, la capacità si identifica con il volume); una damigiana della c. di cento litri; una sala che ha la c. di circa cinquecento persone (cioè la capienza, termine che, in questa accezione, è più com.); in partic., misure di c., il litro e i suoi multipli e sottomultipli, usati per esprimere con precisione la capacità di recipienti per liquidi e anche per aridi che assumano la forma del contenitore. Per analogia, nel linguaggio milit., c. logistica di un itinerario, la quantità di truppe, quadrupedi e mezzi che possono percorrerla in un determinato tempo; nella circolazione stradale, c. limite, il volume massimo di traffico orario che può transitare per una strada o per una corsia nelle circostanze di traffico e di strada più favorevoli (si parla invece di c. possibile e di c. pratica quando si considerano, rispettivamente, le condizioni di traffico e di strada più frequenti o più sicure e più fluide). In antropometria, c. cranica, il volume del cranio umano, calcolato secondo precisi metodi, che presenta differenze più o meno considerevoli fra individuo e individuo (da un minimo di 1100 a un massimo di 1700 cm3), fra persone di sesso diverso, fra differenti gruppi razziali. In medicina, c. vitale o respiratoria, il volume massimo di aria (fra i 3500 e i 5000 cm3), che l’individuo può emettere con un’espirazione forzata. 2. In fisica, nome di determinate grandezze, variamente qualificate: c. elettrica, la grandezza che lega il potenziale elettrico di un conduttore alla carica elettrica posseduta dal conduttore stesso e dai conduttori eventualmente circostanti, e che dipende dalle dimensioni del conduttore e dalle caratteristiche del mezzo in cui esso è immerso (nel caso di un conduttore isolato, la sua capacità elettrica è data dal rapporto tra la carica comunicata al conduttore e la corrispondente variazione del potenziale di esso; analogamente, la capacità di un condensatore elettrico è il rapporto tra la variazione della carica in esso e la corrispondente variazione della sua tensione elettrica); c. termica o calorifica, per un dato corpo (omogeneo), la quantità di calore necessaria ad elevare di un grado centigrado la sua temperatura: corrisponde al prodotto della massa del corpo per il suo calore specifico; c. d’informazione (o assol. capacità), in informatica, quantità di dati (misurata in genere in numero di byte) che può essere contenuta nella memoria di un determinato calcolatore elettronico. 3. a. Idoneità, abilità, attitudine che una o più persone hanno di intendere o di fare qualche cosa, di svolgere una funzione, di riuscire nella realizzazione di un compito, e sim.: c. di studiare, di dirigere un’azienda, di lavorare giorno e notte, di resistere a un assalto armato; avere c. organizzative; un artigiano, un tecnico, uno studioso di notevoli c., di c. eccezionali; uomo di varie, di poca, di nessuna, di scarse c.; sono concetti che superano le sue c.; più genericam., al plur., doti d’intelligenza: un ragazzo di buone capacità. In diritto, c. di agire, attitudine di un soggetto a compiere validamente atti e negozî giuridici, sia in rapporto all’età sia relativamente ad altre condizioni (di salute e d’altro) che possono avere conseguenze inabilitanti o limitative; c. giuridica, idoneità a essere soggetto di diritto, ossia persona in senso giuridico, in relazione all’età, al sesso, o a determinate situazioni limitative (condanne penali, cattiva condotta morale, fallimento, cittadinanza straniera, ecc.); c. agli atti processuali, attitudine a porre in essere atti processuali; c. di testare, di ereditare; c. a delinquere, attitudine di un individuo alla violazione delle norme giuridiche penali, di cui il giudice deve tener conto sia nell’applicazione della pena, sia nell’applicazione di alcuni benefici; c. d’intendere e di volere, in diritto penale, la possibilità in cui una persona si trova (e che può essere più o meno ridotta o mancante in relazione a stati d’infermità o di deficienza psichica) di comprendere e valutare l’importanza dei proprî atti e della propria condotta, e di controllare il meccanismo della volontà, come condizione essenziale per la sua imputabilità. Nel linguaggio economico, e in partic. nell’economia neoclassica, c. organizzativa, uno dei quattro fattori di produzione (assieme al lavoro, alla terra e al capitale), definito come l’apporto dell’imprenditore alla produzione, costituito dal coordinamento degli altri fattori (organizzazione del lavoro, ecc.), e remunerato dal profitto; c. produttiva, il complesso di risorse e fattori di produzione disponibili in un dato momento. In politica economica, c. contributiva, la possibilità che il contribuente ha di corrispondere, in base al proprio reddito e al proprio patrimonio, e tenuto conto degli oneri familiari, a determinate imposte. Nel linguaggio milit., c. operativa, attitudine di una unità o di un complesso di unità ad adempiere un determinato compito operativo (c. offensiva o difensiva, secondo che il compito sia offensivo o difensivo). b. Per analogia, con riferimento a cose: c. d’acquisto, di una merce o di una moneta, lo stesso e meno com. che potere d’acquisto (v. potere1); c. di popolamento, numero di abitanti che una data regione può mantenere, nell’ipotesi che essi traggano da quel territorio quanto abbisogna alla vita umana.