capitale3
capitale3 s. m. [uso sostantivato dell’agg.]. – 1. a. Propriam., secondo l’etimologia della parola, la somma principale di denaro, rispetto alla somma minore rappresentata dagli interessi da quella prodotti (e appunto in questo sign. la parola è usata nel codice civile). Nel linguaggio com., anche somma di denaro (propriam. c. monetario), indipendentemente dal suo fruttare interessi; per estens., ricchezza, patrimonio, fortuna, in frasi come: mettere insieme un bel c.; rimetterci un c.; una collezione di oggetti d’arte che vale un c.; ecc. b. Nel linguaggio econ., il termine assume, nelle varie teorie economiche, sign. differenti: in senso generico, la massa di beni e attività finanziarie (azioni, obbligazioni, denaro liquido) posseduti da un individuo, sinon. quindi di patrimonio, ricchezza; come fattore di produzione, l’insieme dei beni economici materialmente determinati (materie prime, macchinarî e impianti, semilavorati, merci finite, ecc.) prodotti dall’uomo e destinati alla produzione diretta di nuovi beni economici (beni capitale, in contrapp. a beni di consumo), con riferimento sia a una singola impresa sia a un’intera economia nazionale (c. sociale o nazionale). Si distingue poi tra c. fisso e c. circolante, comprendendo nel primo tutti quegli elementi che non si consumano in un singolo ciclo produttivo (edifici, opere di sistemazione del territorio, macchine, impianti, ecc.), e nel secondo gli elementi che vengono interamente consumati o trasformati in un ciclo produttivo (energia, materie prime, semilavorati, l’ammontare monetario dei salarî, ecc.). Con riferimento al capitale circolante questo può essere ulteriormente distinto in c. di anticipazione, c. di esercizio, c. liquido, ecc.; c. di rischio, il capitale che le imprese si procurano con emissione di titoli azionarî, distinto dal c. d’indebitamento, che invece viene procurato mediante emissione di titoli obbligazionarî; c. vaganti, capitali speculativi in forma monetaria o comunque mobiliare che convergono verso i mercati di altri paesi per trarre profitto da una situazione contingente (supposta prossima rivalutazione, aumento del saggio d’interesse); c. finanziario, valore monetario dei titoli del capitale di un’impresa: in senso lato, i gruppi finanziarî che hanno il controllo su determinate imprese di cui possiedono il pacchetto azionario di maggioranza. Nella teoria marxista, per capitale s’intende il particolare rapporto sociale di produzione, storicamente determinatosi in Europa a partire dal sec. 17°, schematicamente caratterizzato dal monopolio dei mezzi di produzione da parte della classe proprietaria (borghesia capitalistica, proprietarî terrieri), in grado così di controllare la forza-lavoro salariata, cioè la classe dei proletarî, espropriati di quei mezzi di produzione. c. C. umano: espressione con cui metaforicamente si suole indicare l’insieme di capacità, abilità professionali, attitudini acquisite mediante lungo tirocinio e quindi non facilmente sostituibili, le quali, pur non potendo essere misurate univocamente, determinano tuttavia la qualità del servizio prestato concorrendo ad aumentare, in ultima analisi, la produttività di un’azienda e a qualificarla; investire in c. umano, da parte di un’azienda, curare la formazione professionale e tecnica dei proprî dipendenti; disperdere, sprecare un rilevante c. umano (con una utilizzazione solo parziale o malaccorta o improduttiva, con la sospensione dell’attività o di particolari settori dell’attività, ecc.): è un peccato perdere un tale c. umano. d. Per metonimia, la classe detentrice dei mezzi di produzione: lotta tra c. e lavoro, la lotta fra la classe padronale e la classe operaia. Il capitale, titolo dell’opera più importante di K. Marx (1867), in cui viene analizzata la società capitalistica nelle sue interne contraddizioni che, esasperandosi, porrebbero le condizioni per l’instaurarsi della società socialista. e. In ragioneria, complesso coordinato di mezzi economici a disposizione di un’impresa e destinato a subire tutte le trasformazioni che la gestione economica dell’impresa stessa gli procura: c. netto, la somma algebrica dei valori attivi e passivi del capitale; c. sociale, il capitale versato dai soci all’atto della costituzione di una società, o per il raggiungimento dei fini sociali; c. nominale, il valore originario (o di apporto) del capitale sociale; c. azionario, quello costituito dal valore nominale delle azioni di una società; c. di scorta, nel contratto di mezzadria, quello costituito dalle scorte vive o morte del fondo. In senso ampio, movimento di capitale, ogni trasformazione di elementi del patrimonio che può risultare da vendite di beni fruttiferi, riscossioni di crediti, accensioni di debiti, ecc. (con altro sign. movimento di capitali nel linguaggio econ., per cui v. movimento). 2. In usi fig., quanto si possiede per averlo ricevuto, raccolto, acquisito, fatto proprio, e che costituisce un bene (soprattutto non materiale), una fonte a cui attingere e da cui trarre beneficio: un immenso c. di cognizione (Leopardi); perdere il frutto e il c., fare opera inutile, inefficace; far c. di qualche cosa, giovarsene, farne tesoro: farò c. dei tuoi consigli; anch’io, in un caso, in un bisogno, saprei far c. dell’assistenza de’ padri cappuccini (Manzoni); meno com., far c. di una persona, farci assegnamento; ant., tenere uno a c., farne stima: quasi da tutti poco a capital tenuto (Boccaccio); iron., di persona, un bel c., un buon c., un briccone, un pessimo soggetto. ◆ Dim. capitalino, capitalétto; spreg. capitalùccio; accr. capitalóne.